L'INTERVISTA

Travaglio - show a Bari e Taranto: «I migliori danni tra falchi e bugie»

Livio Costarella

Si chiama "I migliori danni della nostra vita" il monologo teatrale che il giornalista e saggista torinese sta portando con grande successo nei teatri italiani

I poteri marci della politica, della finanza e della sottostante «informazione». In un titolo, riassumibile da Marco Travaglio, con I migliori danni della nostra vita, il nuovo monologo teatrale che il giornalista e saggista torinese sta portando con grande successo nei teatri di tutta Italia. Adesso il tour arriva anche in Puglia, con la prossima data al Teatro Petruzzelli di Bari, martedì 26 marzo alle 21 (prodotto da Loft Produzioni S.r.l. e organizzata da Gruppoanteprima) e al Teatro Orfeo di Taranto lunedì 15 aprile alle 21 (organizzata da Aurora Eventi). I pochi biglietti rimasti sono in vendita su ticketone.it. Sullo sfondo, «l’eterna sovranità limitata dell’Italia genuflessa ai falchi europei e agli Stati Uniti, che ci trascinano regolarmente in guerra contro i nostri interessi a suon di bugie», afferma Travaglio. E Renato Zero, nel celebre brano da cui trae spunto il titolo, canta: «Fuori dalla finestra si alza in volo soltanto la polvere. C’è aria di tempesta». «È proprio così - prosegue il giornalista -, non a caso il racconto parte dal vero problema dell’Italia: l’informazione. Che si presta a disinformare e mentire. È stato clamoroso vedere cosa ci hanno raccontato per due anni sulla guerra in Ucraina, sulle loro grandi vittorie e le grandi sconfitte della Russia. Salvo poi annunciare da un giorno all’altro la vittoria di Putin».

E poi c’è un refrain, a cui lei dedica da sempre libri e articoli: la malapolitica.

«Molti grandi danni partono da lì, da quei governi che danno i denari pubblici a ladri e ricchi, anziché a poveri e onesti. Lo si è visto chiaramente quando Giuseppe Conte ha portato i soldi dall’Europa col Pnrr ed è stato abbattuto: non si poteva far gestire quel ben di Dio da uno che non ruba e non lascia rubare».

Da quando parte questo suo nuovo monologo teatrale?

«Da quando l’elettorato si è ribellato agli ordini dei potenti. Il 2007 è l’anno di quella rivolta in Italia, quando è bastato il libro di Stella e Rizzo La casta, o un programma televisivo come Anno zero di Santoro (insieme al blog di Grillo) per fottere il bipolarismo finto della politica italiana. Era ormai una roulette truccata: giocavi sul nero e sul rosso, e vinceva sempre il banco. Sono stati sovvertiti gli ordini superiori e le classi dirigenti sono impazzite: si sono inventate stupidaggini come il populismo, l’antipolitica il giustizialismo, il sovranismo, il ritorno del Fascismo. Tutte sciocchezze per esorcizzare un fenomeno che non capivano: gli elettori che si riprendevano in mano la libertà e votavano per chi volevano. Il “Conte uno”, il governo più anti-establishment, dirompente e innovativo che ha avuto l’Italia ha fatto cose inimmaginabili: ha dato 7 miliardi e mezzo all’anno ai poveri (anziché ai ladri) con il reddito di cittadinanza, una legge contro il precariato, l’abolizione della prescrizione, la legge spazzacorrotti e sul voto di scambio politico-mafioso, il taglio dei parlamentari e i loro vitalizi».

E poi perché è fallito?

«È nato il Conte 2, caduto curiosamente per i suoi maggiori successi: la gestione della pandemia e il Recovery. Quando arrivano tanti soldi non si possono lasciar gestire a uno che non è figlio di nessuno, non legato alle lobby. L’hanno buttato giù per mettere il rappresentante più sopraffino del sistema italiano e internazionale, Draghi. Che ha smantellato tutto. E poi è arrivata la “draghetta” Meloni che sta restaurando quel poco che restava da restaurare».

Qual è il peggiore danno odierno?

«Aver perso la nostra libertà: la politica finanziaria è appaltata alla Von der Leyen e ai falchi europei. Il patto di stabilità in Europa è in realtà scritto da francesi e tedeschi contro di noi; la politica estera è appaltata invece a Biden: il suo bacio sulla testolina della Meloni suggella una clamorosa rinuncia alla nostra. Abbiamo la colpa di esserci accomodati sulle ginocchia degli americani e degli inglesi, e ci siamo fatti dettare una linea che ci sta portando direttamente alla prossima guerra mondiale».

Forse è meglio ascoltare Renato Zero. A lei piace?

«Certo, sto andando a tutti i concerti che sta facendo a Roma in questi giorni. Sono un sorcino di vecchia data. Anzi, ormai una pantegana».

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