L'intervista

Rocco Papaleo: «Mi sento un lucano puro: l'arte serve al nostro riscatto»

Maridì Vicedomini

Grande emozione per l'attore, regista, sceneggiatore per essere stato nominato «Testimonial» all’Ara Pacis di Roma, per la città di Maratea, candidata tra 10 finaliste a «Capitale Italiana della Cultura 2026»

Grande emozione per Rocco Papaleo, attore, regista, sceneggiatore lucano doc per essere stato nominato «Testimonial» all’Ara Pacis di Roma, per la città di Maratea, candidata tra 10 finaliste a «Capitale Italiana della Cultura 2026».

Papaleo, complimenti per questa nuova nomina.

«Sono molto onorato di rappresentare una delle perle della mia regione a cui sono particolarmente legato in una sfida così importante che tende a dare ad essa la visibilità che merita».

Accanto a lei figura Angelina Mango, come «ambasciatrice» per la candidatura di Maratea «Capitale Italiana della Cultura 2026».

«Non ho avuto ancora modo di conoscere personalmente Angelina anche se sono un suo fan; apprezzavo molto anche il papà Pino Mango che ho incontrato più volte».

Matera nel 2019 ed oggi Maratea in corsa per divenire Capitale Italiana della Cultura; da qualche tempo si registra una particolare attenzione per il vostro territorio?

«Per anni la Basilicata è stata terra sconosciuta, soprattutto per la sua collocazione geografica; grazie a “Matera 2019” è iniziato un percorso di riscatto culturale; a mio avviso, la cultura è l’unico, prezioso volano che può consentire ad un popolo un posizionamento adeguato ed una crescita economico-sociale concreta».

Quanto gioca il ruolo dell’audiovisivo in un processo di sviluppo di un paese ?

«Tantissimo, basti pensare a The Passion di Gibson, girato anni fa a Matera, che ha prodotto nella città un flusso turistico significativo, ad oggi sempre più intenso, ed anche, più recentemente, al mio film Basilicata Coast to Coast: io stesso ho scoperto bellezze paesaggistiche e costumi della mia terra che fino a quel momento ignoravo».

Papaleo, in quali peculiarità caratteriali si identifica con la sua gente?

«Mi sento un lucano puro; sono piuttosto discreto, gentile, disponibile ed anche un po’ timido».

Dagli studi scientifici al mondo dello spettacolo; com’è avvenuto questo passaggio?

«Da ragazzo ho frequentato prima la Facoltà di Ingegneria e poi a Roma quella di Matematica, anche se ho una identità culturale umanistica, essendo molto portato per la scrittura: a scuola eccellevo nella stesura dei temi di italiano. Un giorno, a Roma, una mia amica individuò, in me una certa vocazione per l’entertainment e mi iscrisse ad un corso di recitazione; da quel momento è iniziato il processo del cambiamento che mi ha portato ad abbandonare gli studi preferendo il set ed il palcoscenico».

Il suo trampolino di lancio nello showbiz?

«Il mio è stato un percorso artistico molto lento, ma continuo: quest’anno festeggio 40 anni di carriera. Magari citerei come mio mentore Giovanni Veronesi al quale sono legato da profonda amicizia da molti anni».

Un fiorentino ed un lucano; ci parli del sodalizio con Pieraccioni.

«Ricordo che fu proprio Veronesi a presentarci. Leonardo mi propose di fare il co-protagonista del film I Laureati ed io accettai subito, anche perché non avevo a casa altre sceneggiature che mi aspettavano. Da lì è nato un rapporto di amicizia e professionale che dura nel tempo. Io e Pieraccioni abbiamo in comune un certo provincialismo, vivendo dall’esterno Roma «cattedrale dello spettacolo», ma artisticamente siamo complementari: lui ha un senso dell’ironia pungente mentre io ho un umorismo più dolce».

Papaleo, com’è avvenuto il passaggio dal set alla macchina da presa?

«In modo naturale. Avevo scritto la sceneggiatura di Basilicata Coast to Coast e la sentivo talmente a me vicina da decidere di tracciarla direttamente io con la regia; è stata una grande soddisfazione considerato che sono stato insignito con il David di Donatello come regista esordiente».

Lei è padre di un maschio; come vive il suo ruolo di genitore?

«Mio figlio è il centro delle mie emozioni, la persona che amo di più. Ha scelto di fare lo scenografo come sua madre, la mia ex moglie con la quale conservo un ottimo rapporto, e si occupa di creare tutte le scenografie dei miei lavori, teatrali e di cinema».

Papaleo, come immagina il futuro?

«Ho tanti progetti ancora da realizzare…. forse un giorno mi rifugerò nella mia casetta sul porto di Maratea per dedicarmi al mare ed alle cose semplici…. di certo sarà il mio buen retiro».

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