Netflix

La morte di Lady D nella sesta stagione della serie The Crown

Marzia Gandolfi

La quinta stagione di The Crown si congedava su due sguardi speculari: quello nascosto di Diana, giovane principessa divorziata, e quello irriducibile di Elisabetta alle prese con la sepoltura simbolica del Britannia, che marcava il crepuscolo di una sovranità anacronistica. Due momenti di impercettibile esitazione che aprivano una breccia nell’armatura regale. La sesta stagione riprende ai piedi della Tour Eiffel, minaccioso totem della morte, accelerando sul pedale delle emozioni e trasgredendo quel pudore di cui Peter Morgan ha il segreto. A Parigi una berlina fila a tutta velocità, infila il ponte de l’Alma e poi sbang. Una chiamata di emergenza e le sirene sfumano nelle note di Hans Zimmer. Diana muore fuori campo e al fianco di Dodi Al-Fayed, che faceva il suo ingresso al debutto della quinta stagione. Consacrati all’incidente che gli ha uccisi nel ‘97, i primi quattro episodi dell’ultima stagione - i prossimi saranno su Netflix a dicembre - cercano un impossibile addio alla principessa. Tra flashback e sequenze mute, come se l’autore non trovasse le parole, gli ultimi giorni della vita di Diana Spencer sembrano improntati ai people magazine dell’epoca. La meditazione sul dovere cede alla cronaca e ci precipita nell’intimità vagheggiata di Dodi e Diana, finendo per soddisfare i nostri istinti voyeuristici. La mancanza di immaginazione, soprattutto formale, fa il resto, convocando una silhouette in costume da bagno e in punta di yacht braccata dai fan e dai fotografi. Convocata dopo la morte da un inconsolabile Carlo e un’inflessibile regina, Diana ha il volto di Elizabeth Debicki, che la mima piuttosto che interpretarla. Ma The Crown ha ancora sei episodi per ritrovare la prospettiva storica e la densità drammaturgica che ne ha fatto una serie reale.

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