Il concerto
Matera, emozioni in scena: solo pianoforte e voce a lume di candela
Fiorella Mannoia e Danilo Rea domani al Castello Tramontano per la rassegna Oversound Music Festival
Pianoforte e voce, eleganza e intimità. Il tutto a luce di candela. Anzi, centinaia di candele. Le emozioni arrivano dalla musica e dai testi di celebri canzoni, da interpretazioni che quell’atmosfera creata esalta. I nomi di Fiorella Mannoia, cantante, e Danilo Rea, pianista, bastano da soli a fare immaginare quale prezioso momento artistico possano offrire al loro pubblico. In controcorrente a tanti altri modi di fare concerto, a loro di sicuro normali e abituali, si propongono insieme con l’essenza più autentica della loro magnifica arte, del loro indiscutibile talento in un modo minimale ed evocativo. La tournée che li sta vedendo protagonisti, intitolata Luce, vedrà il superlativo duo esibirsi a Matera col Castello Tramontano a fare da quinta per il loro spettacolo. Domani sera, si esibiranno, alle 21, per la rassegna Oversound Music Festival. I due protagonisti assoluti delle scene musicali non solo nazionale, presenteranno una scaletta ricca di autentiche perle della canzone, tra brani resi già memorabili dalla superlativa interprete Mannoia e pezzi del cuore, melodie e temi noti che la sorpresa dell’estro del momento arricchiranno di emozioni e di nuovi spunti.
Il fortunato connubio tra pop e jazz del vostro tour si alimenta anche di estemporaneità ed energie che vi trasmette il pubblico. Ne nascono performance che, in fondo, sono irripetibili. Per questo motivo non pensate di offrire una sorta di memoria del tour in un disco? Temete più di cristallizzare una interpretazione o di non riuscire a ricreare quell’atmosfera live in uno studio di registrazione, di non poter cogliere quell’attimo speciale?
«In realtà non abbiamo ancora pensato all’eventualità di “trasformare” questo tour in un disco – rispondo i due artisti – perché in questo momento siamo molto concentrati sui live. È una bella sfida per noi esibirci in duo, togliendo tutto quello che non ci sembrava “essenziale”: ne esce un concerto molto intimo, ma anche molto potente perché al centro rimane la musica con la sua essenza. Poi, ogni serata è unica e diversa dall’altra: sia perché la scaletta è aperta, sia perché ci lasciamo andare all’improvvisazione, alla magia della musica e con l’orecchio attento e rivolto sempre verso l’altro, seguiamo ogni volta strade diverse. Così cerchiamo di trasmettere quello che proviamo al pubblico e viceversa, in uno scambio di emozioni davvero intenso».
Signora Mannoia, il primo incontro artistico in scena con Rea avvenne per sostituire in corsa il pianista per uno dei suoi tour. Sono passati tanti anni da allora. “Ah che sarà”, mi permetta di giocare col titolo della canzone di Fossati e Barque da lei portata al successo, che la unisce a Rea e vi rende così affiatati e complici nel ricreare atmosfere che fondono magicamente le vostre esperienze, in un magico incontro tra pop e jazz?
«Sicuramente ci aiuta il fatto che il nostro, prima ancora che un incontro artistico, è un incontro umano: non siamo solo due musicisti che si esibiscono insieme, ma grandi amici che si conoscono da trent’anni. Poi ci unisce, ovviamente, l’amore per la musica e la melodia, la passione per i nostri grandi cantautori che sono un vero e proprio patrimonio. E, ancora, forse cosa più importante, il fatto che insieme sul palco ci emozioniamo e ci divertiamo. Ci ascoltiamo costantemente e non sappiamo mai dove andremo a finire abbandonandoci alla magia della musica e all’improvvisazione».
In scaletta, a lume di candela, proponete una antologia dei tanti successi che fanno di Fiorella Mannoia una delle artiste più amate e note non solo in Italia. Penso sia stata difficile la scelta. Ci sono brani che, invece, in base all’estro della serata improvvisate per l’occasione o la scaletta è collaudata e rigida? Proponete, del resto, pure canzoni della vostra vita, che avete amato.
«No. Il programma, come dicevamo, non è affatto rigido, anzi. Il repertorio è quello che ha accompagnato la nostra vita, quella di due persone che hanno più o meno la stessa età. È un viaggio tra i miei brani (Mannoia, ndr.), ma anche quelli che ci accomunano come “Margherita”, “La donna cannone”, “C’è tempo”, “E penso a te”… Ce ne sono tanti! Poi ci sono anche le mie canzoni come “Quello che le donne non dicono”, ma non ci siamo creati questo problema: abbiamo scelto quello che ci andava di cantare, ci siamo lasciati liberi, è una scaletta aperta che può cambiare di serata in serata».
Danilo Rea e Matera, un altro rapporto longevo: è stato spesso ospite dell’Onyx Jazz Club per la rassegna Gezziamoci, anche nel recente passato. Ritiene che altre collaborazioni saranno possibili in tal senso? Ha mai pensato a un suo progetto artistico ispirato alla Città dei Sassi? C’è chi ha visto nell’antico tessuto urbano degli antichi rioni un che di “sincopato” e quanto mai jazzistico. Che ne pensa?
«La mia collaborazione con gli amici dell’Onyx Jazz Club, ed in particolare con Gigi Esposito, suo presidente, risale a più di tre decenni fa. Tra l’altro, negli ultimi anni sono stato invitato più volte: nel 2021 all’Auditorium “Gervasio”, poi con il trio storico “Doctor 3” in un luogo meraviglioso sull’altopiano murgico di fronte alla città e, per l’edizione “Hearth hour 2019”, ho composto e suonato con mia figlia Oona alla voce. Trovo bella e stimolante l’idea di comporre ed esibirsi tra i Sassi, così mistici ed evocativi. Il rapporto con il jazz è merito della città, ricca di appassionati che ascoltano e producono questo genere con grande amore e passione a partire dagli anni ’80».