punti di vista
Dario Iaia, Vasco e i tarantini: «C’è chi dice no» e va ascoltato
Quel meccanismo di difesa spesso per paura
L’onorevole Dario Iaia, eletto in Parlamento nel 2022 come rappresentante della lista Fratelli d’Italia, ha recentemente dichiarato: «Taranto sarebbe ostaggio da anni di una politica dei “No” a tutto e a tutti, una strategia che avrebbe scoraggiato gli investimenti e generato sfiducia negli imprenditori», rincarando tale opinione assimilando Taranto ad un «contesto ostile». L’uso del condizionale presente (sarebbe, avrebbe) mantiene il dichiarato del parlamentare ancora nel campo delle ipotesi, di condizioni non ancora trasformate definitivamente in realtà. Per fortuna! L’on. Iaia manifesta, così, di possedere ancora un soldino di speranza da investire sul futuro di Taranto trasformata, però, in ciò che il deputato vorrebbe per la sua parte politica, per gli investitori e per gli imprenditori: un contesto benevolo. Seeeh … una parola! Niente da fare, a Taranto rispondono picche.
Eppure in ogni negazione è riscontrabile positività: dire “No” è spesso un meccanismo di difesa eretto per non subire le conseguenze di ciò che si interpreta come continuazione o ripetizione di cattive esperienze precedenti. La negazione, quindi, è un principio logico. Se nei tarantini è aumentata la consapevolezza di essere stati per anni considerati cittadini residuali, sacrificabili, diventa consequenziale il loro opporsi a ogni ipotesi che puzzi di ritorno al passato: benefici per pochissimi, danni per tanti. L’on. Iaia, da politico navigato, sa bene che la politica risponde a tempi mutevoli e contesti cangianti. Semplificarne la portata attraverso un “No” o un “Sì” è grossolano, ecco perché appare nella sua dichiarazione il salvante condizionale presente. Non c’è niente da fare: dal modo di esprimersi dei politici c’è sempre da imparare. In «Bartleby lo scrivano», una novella meravigliosa di Herman Melville, il protagonista ripete la frase - divenuta poi memorabile - «Preferirei di no» fino alle estreme conseguenze.
Il motivo del suo rifiuto è misterioso, non viene completamente chiarito nemmeno a pagine chiuse. Eppure Bartleby è un personaggio letterario di profonda, dolente, bizzarra ed empatica umanità. Che dice “No”. Come i tarantini. Non è solo. Nei concerti di Vasco Rossi sono migliaia a cantare «C’è chi dice no»: «C’è qualcosa che non va/ in questo cielo». Tra loro ci saranno anche dei tarantini, ne sono certo. «C’è chi dice no, c’è chi dice no/io sono un uomo». Uomo è Vasco, lo sono io e lo è anche lei, on. Iaia. Il suo alto mandato dovrebbe (e daje co’ ‘sto condizionale presente!) suggerirle di ascoltare di più le ragioni del “No”, escludendo ogni pregiudizio. Magari troverà temi condivisibili, magari troverà qualche motivo di convergenza con quel “No”, magari troverà le ragioni per interrompere questa sua idea di Taranto “contesto ostile”. Ci provi. Servirebbe.