punti di vista

La saggezza dei nonni per aiutare i bulli urbani

rossella palmieri

Possono dare un tocco speciale alla vita

Abbiamo bisogno di loro; della loro cura, del loro amore, delle loro carezze che hanno un tocco speciale, del loro conoscere la vita più di chi la vita, biologicamente, l’ha data. Abbiamo bisogno di loro e non è un caso che la loro festa si collochi sotto il segno della ricorrenza degli angeli custodi. Perché di fatto loro, i nonni, lo sono. Hanno una presenza discreta, e in un immaginario non lontano dalla realtà di tutti noi, e di sicuro di noi da bambini, profumano di castagne appena tolte dal fuoco e di tepore autunnale. I loro abbracci, speciali; i baci, indimenticabili. Oggi la loro presenza è persino più tangibile nella vita di tutti giorni, come ben sanno i ‘nonni vigili’ che – è notizia proprio di qualche giorno fa – sono stati ‘reclutati’ con tanto di bando per garantire ordine e sicurezza tra i giovani all’uscita di scuola.

Sorridenti, belli, animati da grande spirito di volontariato e con la giusta dose di forza, lucidità e tempra per essere e sentirsi utili con potenziali nipoti, perché a un certo punto si abbatte qualsiasi barriera fisiologica e ci si sente parte di una grande famiglia, quella che solo una scolaresca sa dare. È la parte sana di un meccanismo che funziona, che profuma di rispetto, bontà e gentilezza; tutte doti rare di questi tempi, perché la cronaca fa registrare casi che di rispettoso non hanno nulla, e lascerebbero senz’altro sbalorditi proprio coloro che per qualche anno e ruga in più ne hanno viste tante. La recente aggressione in Piazza Mercato ne è una riprova: così giovani gli aggressori, ci chiediamo se a loro un nonno o una nonna (o un padre e una madre) abbiano saputo inculcare quel rispetto che si deve dare a prescindere, in ogni circostanza.

Certo, sarebbe troppo – e oltremodo troppo pericoloso – chiedere ai nonni di dare un occhio anche serale, per così dire, a questi giovani che senza un perché sferrano pugni e calci, sfigurando, come è successo, un giovane studente universitario che non era di certo nel momento sbagliato al posto sbagliato, visto che stare in un luogo di ritrovo è un diritto. Auguriamo pronta guarigione a questo figlio/nipote di una comunità che sa abbracciare e accogliere anziché sferrare pugni, e ci auguriamo che gli aggressori possano maturare pentimento e rispetto di gesti e linguaggio. O forse chiediamo troppo a questa generazione che oscilla tra l’annoiato e l’alienato? Un tempo una filastrocca dal lieto fine raccontata da un nonno spazzava eventuali incubi. Oggi chissà; forse no.

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