Punti di vista
Come nel mito di Penelope, imparare l’attesa tessendo il presente
A un anno dalla morte di Mahsa Amini riecheggia forte il grido di Donna, Vita, Libertà
L’attesa si impara. È un atto di tessitura finissima del presente, è uno slancio verso il futuro che si trattiene dall’essere corsa, è la consapevolezza che la soluzione esiste e può manifestarsi solo e soltanto al momento giusto, alla giusta andatura, quella che non fa scivolare e che non lascia sfocare il paesaggio.
L’attesa non è di questo tempo e non è di questi tempi. Io, per esempio, non ho mai imparato ad aspettare. Mi sono esercitata negli anni ad accorciare lo spazio di tempo tra bisogno e realizzazione, tra desiderio e soluzione, tra ostacolo e salto, a risolvere tutto nel minor intervallo per guadagnare minuti e ore in seguito, per altri desideri, per altri bisogni, per altre possibilità.
Penelope tesse di giorno e sfila di notte, poi ricomincia. Penelope aspetta e tesse. «Intreccia parole. Parole che bruciano, parole che ridono, parole che lavano ferite annidate negli interstizi di pelle». Parole che cantano, che compongono un ordito sonoro, intimo, accorato. Un canto dolente per l’impossibilità di interrompere i cicli violenti della storia.
A un anno dalla morte di Mahsa Amini riecheggia forte il grido di Donna, Vita, Libertà; si accorcia il Mediterraneo affollato di vite e di morti, il mare che non si può smettere di guardare aspettando il ritorno di un marito, di una pace, di una umanità, di un ciclo nuovo di mondo. In questo settembre che è sempre un nuovo inizio tocca attraversare un po’ di malinconia per scoprire il passo da tenere nelle scarpe che iniziano a chiudersi attorno ai piedi, per conoscere la nuova stagione.
In questi mesi Penelope mi accompagna, sto lavorando a un poema in musica di Teresa Ludovico con Flavia Massimo e Molla, che debutta venerdì prossimo al teatro Kismet di Bari e che si intitola appunto «Tesse Penelope Tesse» e che è un cerchio, come il suo titolo, come le storie, come la Storia. E ora che nel mio ventre sta crescendo una bambina mi tocca imparare l’attesa, abbandonare il controllo, scoprire che aspettare non vuol dire rassegnarsi, mai, ma stare. Stare nel presente per davvero.
Aprire le braccia per prepararsi ad accogliere.