Punti di vista

Quei fili invisibili della maternità racchiusi in un prezioso libro

Erica Mou

Annalena Benini narra due vite molto diverse accomunate dallo stesso nome, quello dell’autrice e quello di Annalena Tonelli, uccisa in Somalia nel 2003

«Figli che hanno saputo vivere il rapporto con me come se io li avessi generati dalla carne, dei figli rinati alla vita nel mio grembo. La verità è sempre oltre i nostri piccoli, ristretti orizzonti».

Mi sono imbattuta in questa frase leggendo Annalena, libro uscito per Einaudi qualche settimana fa, scritto da Annalena Benini, che racconta due vite molto diverse accomunate dallo stesso nome, quello dell’autrice e quello di Annalena Tonelli, uccisa in Somalia nel 2003 a sessant’anni, dopo aver dedicato la sua intera esistenza all’amore per gli altri, alla costruzione di scuole, ospedali, all’istruzione e alla salute degli ultimi, ammazzata proprio a causa di questa grandezza, di questa straordinarietà.

Annalena Tonelli non desiderava che si parlasse di lei, non era una suora, non voleva essere chiamata missionaria, né angelo, né santa, né mistica. Non rifuggiva però la parola madre, amava essere chiamata dai bambini somali hooyo, mamma. Ed è così che la Benini la definisce, «estrema, libera, radicale e materna». Questo libro così pieno di riflessioni circa l’esistenza, l’amore, i luoghi e i tempi, il femminismo, l’umanità e molto molto altro, a me pare racconti però, più di tutto, la «sete di madre», la moltiplicazione dell’amore e delle energie che sta alla base di questo bisogno, la finestra che si spalanca sopra la vita tutta. Due donne diversissime che dialogano senza mai essersi incontrate grazie ai fili invisibili della maternità, la loro e quella antichissima che le ha generate in anni diversi ma a pochi chilometri di distanza.

Annalena Benini scrive, in quella che è la ricostruzione di una storia e la costruzione di una relazione, che «quando ho bisogno di qualcosa, ma non so esattamente di che cosa, una frase, una piccola decisione, una parola migliore di quelle che ho in testa io, un motivo per litigare, prendo un libro e lo apro a caso» per cercare un oracolo. Io dentro queste pagine ho trovato un augurio per oggi, per la festa della mamma, un’attesa non solo fatta di cellule e sangue ma di una modalità con cui guardare la vita, le nonne affacciate al balcone che ci osservano attraversare la strada.

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