Punti di vista
Un papà per amico è un'immensa forza dell’amore ad ogni età
Auguri ai padri che ci lasciano trovare la prospettiva, ai padri che non ci sono più ma hanno lasciato orme grandi, come loro, per farsi ritrovare sempre
Un papà con uno zainetto rosa sulla spalla e nella mano la mano di una bambina, quella che un tempo ero io. La magnifica sproporzione che c’è fra quei corpi, tra la custodia e un violino, tra una montagna e un nontiscordardimé, tra l’oceano e una stella di mare.
I padri quando eravamo bambine, quando eravamo bambini, erano enormi. Crescere vuol dire rimpicciolirli. Sembra strano, lo so, ma non siamo solo noi a farci grandi, sono proprio loro che a poco a poco si lasciano svelare, allentano la presa della mano per lasciarci suonare, fiorire, vivere. Per farci imparare a tenere lo zaino da sole, da soli, e andare via guardandoli da lontano, da dove inevitabilmente ci appariranno più piccoli.
La differenza che sta tra mirare la Torre Eiffel dal basso, con il collo tutto teso all’insù e sentire il peso della sua imponenza, oppure dall’inizio di Champ de Mars o ancora dal finestrino dell’aereo dove svetta esile verso il cielo. La Torre non cambia, siamo noi che cerchiamo la giusta distanza.
Auguri ai papà che ci lasciano trovare la prospettiva. Ai padri che non ci sono più ma hanno lasciato orme grandi, come loro, per farsi ritrovare sempre. A quelli che in una coppia sono in due. Ai papà che ci sono e per i quali il dna non avrà mai alcuna importanza (d’altronde oggi è San Giuseppe, no?). A quelli che hanno imparato a farci i codini ai capelli (storti, sempre storti!), a quelli che ci hanno cresciuti da soli, a quelli che ci hanno insegnato come si va in bicicletta o a dire grazie stringendo un regalo, a quelli che abbiamo conosciuto attraverso i ricordi. Auguri al mio che fa una crostata quando torno e che un giorno, tanti anni fa, mi ha detto la frase più emozionante: è bello che tu sia arrivata lì solo grazie alle tue forze.
E chissà se le forze sono mai davvero solo le nostre. Ma grazie, grazie di dircelo.
Auguri, padri che ci avete portato in spalla quando avevamo sonno o nell’acqua al mare o tra la folla di un concerto, facendoci sentire altissimi, più alti di voi.