Punti di vista
La Shoah e gli occhi di Zivi Miller
Visita guidata in programma oggi ai murales di Santa Maria al Bagno, con l’intervento di Paolo Pisacane, custode di storie e memorie
Eppure esiste una dimensione del rito collettivo e della memoria che in questa ultima domenica di gennaio, mentre si conclude la Settimana della Memoria 2023, consegna a nuovi sguardi e mani piccole tutto quello che è possibile tramandare, non solo attraverso i libri, le testimonianze e le storie leggibili nei volti di un’epoca che insieme alle iniziali rimozioni dei protagonisti del ‘900 costituiscono la traccia fantasma di cui sono impregnati i luoghi.
E fra quelli che esprimono una svolta per continuare a credere, come scrisse nelle sue parole-testamento Anna Frank, «nell’intima bontà dell’Uomo», c’è la piccola Santa Maria al Bagno, la bellissima marina di Nardò, col suo lungomare, la sua Casa Rossa, i suoi murales dedicati al sogno di quella comunità di profughi, ebrei sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti, che in questo bordo di Salento trovarono accoglienza e rinascita, quei segni ora custoditi nel Museo della Memoria e dell’Accoglienza che ospita la straordinaria testimonianza dell’artista e attivista politico Zivi Miller.
Ed è proprio «Con gli occhi di Ziv Miller» che si intitola la visita guidata in programma oggi, domenica 29 gennaio, con l’intervento di Paolo Pisacane, custode di storie e memorie il cui lavoro di raccolta e documentazione è stato riconosciuto dal Ministero della Cultura per il notevole interesse storico «in quanto testimonianza delle vicende personali e umane dei Displaced Person Camps, costruiti per ospitare i profughi che attraversarono l’Europa all’indomani della Seconda Guerra Mondiale».
La visita è aperta gratuitamente a chiunque voglia provare a ripercorrere vicende e riammagliare storie attraversando i luoghi dove i profughi giunti nel Salento vissero e agirono tra il 1944 e il 1947, a Santa Maria al Bagno come in altre località pugliesi e nel resto d’Italia. In centinaia si riversarono nel DP Camp n.34 che venne organizzato requisendo le abitazioni civili destinate perlopiù alla residenza estiva dei residenti dell’epoca e si estendeva sino alle contrade limitrofe. Zivi e gli altri sopravvissuti, provarono a ritrovare un senso della vita in armonia con il paesaggio, il borgo dei pescatori e il ritmo della vita di un popolo che con lo sguardo abbracciava lo Ionio oltre alla terra e alle sue coste rocciose. Qui, nell’ultimo lembo di terra che componeva un intero Paese da ricostruire a partire dalle storie che rischiava di rimuovere, oggi come allora, lo scambio di memorie è dignità.