Punti di vista

Il caos del mondo in un mosaico

Omar Di Monopoli

L'artista Orodè Deoro, ennesimo, fulgido astro d’eccellenza di cui andare fieri

Rivendicare l’appartenenza geografica di un artista è esercizio futile e probabilmente un po’ infantile, visto che l’arte appartiene a chiunque - o forse a nessuno, la faccenda è complicata - sta di fatto che in campo creativo Taranto può sfoggiare nomi di grande rilevanza e Orodè Deoro, mosaicista e pittore classe 1974, è sicuramente l’ennesimo, fulgido astro d’eccellenza di cui andare fieri.

Artista eclettico nato proprio nella Città dei due mari, esordisce nel mosaico di ceramica a Vincent City, famosa casa-museo immersa tra gli ulivi della campagna di Guagnano, dove tra il 2000 e il 2004 Orodè si stabilisce e, alla maniera delle antiche botteghe rinascimentali, vi apprende i rudimenti dell’arte. È in questo santuario isolato dal frastuono del mondo che, da autodidatta, sviluppa il proprio linguaggio adottando una tecnica tutta sua che lo porta a realizzare ventidue ciclopiche opere: un assemblaggio permanete di tessere colorate.

Negli anni successivi scopre l’action-painting meritandosi premi e riconoscimenti senza però mai abbandonare la pratica del mosaico, un’arte che Deoro padroneggia con sempre maggiore vigore e autonomia, arrivando a scomporne le regole per vivificarle, rivoluzionarle sì che il mosaico «assume nelle sue mani un volto attuale, pop nelle cromie ma potente nei contenuti» come ha scritto Alessandra Redaelli sulla rivista Arte. Ed è sempre il mosaico a rendere Orodè protagonista a Milano nel 2014 con un trittico alla Triennale Design Museum nonché un’opera sul muro esterno della casa dell’archistar Fabio Novembre. Nel 2015 vince la Targa d’oro del Premio Arte e una sua opera è acquisita dal Museo MAR di Ravenna. Nel 2018 è invitato al Secondo Simposio del mosaico contemporaneo, presso l’Accademia d’Egitto di Roma, che acquisisce la scultura in mosaico realizzata durante la residenza. Nel 2019 è stato invece docente di Tecniche del mosaico presso l’Accademia delle Belle Arti di Lecce. Le sue opere, esposte ormai in musei e gallerie di tutta la penisola con svariate sortite all’estero (Giappone, Francia), appaiono sulle più prestigiose riviste di settore.

A lui le edizioni Musicaos dedicano il catalogo Bisogna tagliare lo filo. L’estasi di San Giuseppe da Copertino tra Carmelo Bene e Orodè Deoro, curato da Luca Nolasco. Numerose anche le sue performance pittoriche dal vivo, durante eventi o festival di varia natura, con musicisti del calibro di Paolo Fresu, Virgil Donati, Paolo Damiani, Nicola Stilo, oltre a gran parte della nuova scena musicale salentina. Il suo atelier si trova oggi a Lecce, città che lo ha adottato, e visitarlo è un’esperienza che suscita emozioni forti, irripetibili. Consigliatissimo.

Privacy Policy Cookie Policy