Moda e sostenibilità

Cotone made in Puglia, la visione di Armani nel progetto di agricoltura rigenerativa a Rutigliano

Carmela Formicola

«Stiamo sperimentando la tecnica albero/coltura annuale anche per intercettare Co2 dall’aria e per aiutare il suolo a recuperare le sostanze organiche che ha perso»

Il territorio ha  cominciato a ricordare. È accaduto quando le prime piantine di cotone hanno messo radici a Rutigliano, la feconda cittadina del Sudest barese dove la tradizione rurale incrocia le vie del futuro.

Sì: cotone. Coltura in disuso almeno dagli anni Sessanta, quando i tessuti sintetici hanno preso il sopravvento all’alba della «infinita modernità» e in Puglia, come d'altronde in Sicilia, i campi di cotone sono stati lentamente dismessi. 

Nel sole calante del pomeriggio è il vento d'autunno ad accarezzare le piante in fiore, batuffoli bianchi  a perdita d’occhio, 20 ettari nell’azienda sperimentale  «Maria Elisa Venezian Scarascia», uno dei presìdi del Crea (il Consiglio per la ricerca in agricoltura e per l’analisi dell'economia agraria) nel Mezzogiorno d’Italia. Qui germoglia dal 2023 l’Apulia Regenerative Cotton Project, la visionaria iniziativa del Gruppo Armani  resa possibile grazie alla collaborazione di Sustainable Markets Iniziative Fashion Task Force e Circular Bioeconomy Alliance entrambe lanciate nel 2020 dall’allora Principe di Galles, l’attuale re di Inghilterra, Carlo III. Il progetto è materialmente coordinato dall’Istituto forestale europeo (Efi)  insieme al Crea e a Pretaterra. La Puglia la sua culla naturale.

Ripiantare cotone, dunque, lasciare che il territorio recuperi memoria, rispondere a una nuova e più consapevole richiesta di materiali naturali da parte del mercato, aiutare l'ambiente. Sono numerosi e complessi i fili conduttori di questa storia. Nel grande spiazzo esterno dell’azienda, tra alberi e filari a perdita d’occhio nella pianura felice del Barese, accolti da Giuseppe Scarascia, ci sono i ricercatori  del Crea instancabili sperimentatori di buone prassi in agricoltura. Qui d'altronde da tempo si studia il miglioramento dell’irrigazione e le modalità di risparmio idrico, ben prima di una emergenza climatica che oggi spaventa non solo il mondo della terra. Lo spiegano con entusiasmo le colonne portanti del Crea, Domenico Ventrella con Francesca Modugno e Rossana Ferrara

Rossella Ravagli, invece, director Sustainability del Gruppo Armani, ci affida un ricordo  tenero del fondatore, Giorgio, scomparso il 4 settembre scorso. «Quando gli illustrammo il progetto fu entusiasta.   Di tanto in tanto si informava "Come va il cotone", chiedeva. E al primo raccolto gli portammo in dono alcuni rami in fiore, con questo mazzolino volle farsi subito una foto». La sostenibilità  è in fondo una delle grandi ispirazioni del progetto. Giuseppe Corti, direttore del Crea, sposta ad esempio l’attenzione sullo smaltimento degli indumenti sintetici. «Appena lo 0.5 % degli scarti che diligentemente mettiamo nei cassonetti  ipotizzandone  un riuso, viene effettivamente riciclato. Ripeto: appena lo 0.5%. Il resto finisce sulle enormi piattaforme a ridosso del mare tra il Senegal e il Ghana, chilometri e chilometri di discariche». 

A Rutigliano si incrociano due anime. Quella del Gruppo Armani, che vuole cotone italiano per le sue iconiche t-shirt nel rispetto dell’ambiente e del futuro. E quella della ricerca in agricoltura. «Accanto alle piante di cotone ci sono gli alberi, carrubi, gelsi, fichi. Stiamo sperimentando la tecnica albero/coltura annuale anche per intercettare Co2 dall’aria e per aiutare il suolo a recuperare le sostanze organiche che ha perso»: è Gabriele Antoniella dell’Efi a chiarire gli obiettivi scientifici dell’esperienza rutiglianese. Esperienza che va interpretata come un living lab a tutti gli effetti dove finiscono con l’interagire università e impresa, analisi e paesaggio ma anche pubblica amministrazione chiamata a sostenere le opere utili alla ricerca. La nuova frontiera è dunque agricoltura rigenerativa, naturale evoluzione dell’agricoltura biologica, e dunque in totale sintonia con le urgenze della sostenibilità. La sintesi di questa grande avventura nelle parole di Claude Levi Strauss  tanto care all’equipe del Crea: «Sono il luogo in cui è accaduto qualcosa».  

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