I dati
Puglia da record: è la prima regione in Italia per trapianti di cuore
Ad annunciarlo è il presidente Michele Emiliano: nel 2024 in Italia sono stati eseguiti 413 trapianti, in Puglia 73
In Italia nel 2024 su 413 trapianti di cuore, 73 sono stati eseguiti in Puglia, confermando Bari come primo centro italiano. I dati che sanciscono il primato pugliese, sono stati resi noti questa mattina durante il congresso «New Horizon in management of advanced heart failure», nell’aula magna del Policlinico di Bari.
«La Puglia, con il Policlinico di Bari in particolare, è la Regione che effettua più trapianti di cuore in Italia. Quando 9 anni fa abbiamo cominciato, eravamo gli ultimi per livelli essenziali di prestazioni - ha dichiarato il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano nel suo intervento -. Moltissimi nostri pazienti dovevano andare fuori regione per curarsi, oggi vengono dal Nord a farsi operare qui da noi».
«Una bella soddisfazione dovuta al lavoro sinergico della direzione strategica del Policlinico di Bari, della Regione Puglia, e soprattutto di tanti medici che si impegnano dalla mattina alla sera per raggiungere questi straordinari risultati - ha aggiunto Emiliano -. Il direttore del Centro nazionale trapianti mi ha detto che siamo i numeri uno in Italia. Dal Sud essere numeri uno non è facile».
Al convegno hanno preso parte, tra gli altri, il direttore generale del Policlinico di Bari Antonio Sanguedolce, Tomaso Bottio, direttore della Cardiochirurgia del Policlinico di Bari, Marco Matteo Ciccone, direttore della Cardiologia universitaria del Policlinico, Massimo Padalino direttore dell’unità operativa di scompenso cardiaco e Giuseppe Feltrin, direttore generale del Centro Nazionale Trapianti.
«I trapianti sono una parte del lavoro che stiamo facendo - ha spiegato Sanguedolce -. Vogliamo mettere sempre più in sinergia le diverse specialità cardiologiche e stiamo realizzando il 'Centro Cuorè che rappresenterà un punto di riferimento per la diagnosi, il trattamento e il follow-up delle patologie cardiache complesse, con percorsi diagnostico-terapeutici condivisi, tecnologie d’avanguardia e un forte investimento sulla ricerca e sulla formazione».