il dibattito
«Cambiare la giustizia oppure la magistratura?»: parola ad Antonella Cafagna, presidente distrettuale Anm
Provocazione dell’Associazione nazionale magistrati: tre incontri pubblici contro la riforma Nordio
BARI - L’accelerazione impressa dal governo sulla riforma costituzionale della magistratura, non piace affatto all’Associazione nazionale magistrati che ha organizzato per martedì 10 giugno tre eventi pubblici, a Milano, Roma e Bari, per manifestare il dissenso. Nel capoluogo pugliese l’appuntamento è nell’aula della corte d’assise in via Dioguardi. Ad introdurre i lavori dal titolo «Riformare la magistratura per non riformare la giustizia?», Antonella Cafagna, presidente distrettuale dell’Anm.
Presidente, il titolo dell’incontro, in particolare la forma interrogativa dice molto: il governo davvero vuole riformare la magistratura per non riformare la giustizia?
«La riforma non risolverà alcuno dei problemi che affliggono la giustizia in Italia; non renderà la giustizia più celere ed efficiente; toglierà, invece, ai cittadini la garanzia di una giustizia uguale per tutti».
Facendo degli esempi concreti, quali sono le principali “spie” di questa tendenza che dal vostro punto di vista sarebbe in atto?
«Nella stessa direzione di un arretramento del controllo di legalità vanno senz’altro altre riforme, approvate o solo preannunciate, che si devono a questo Governo: pensiamo all’abrogazione dell’abuso di ufficio, alla limitazione della durata delle intercettazioni, allo scudo penale per le forze di polizia».
In una ipotetica classifica, tra le novità della riforma Nordio, qual è quella che secondo voi danneggia di più la giustizia e perché?
«Difficile a dirsi. Probabilmente la riforma dell’autogoverno, con lo sdoppiamento del Consiglio Superiore della Magistratura, il sorteggio dei suoi componenti togati e la sparizione della funzione disciplinare. La revisione del Csm potrebbe riflettersi negativamente sulla tutela dell’autonomia ed indipendenza dei magistrati, esponendoli alle ingerenze del potere politico».
L’introduzione di nuovi reati (pensiamo al dl sicurezza) può servire come deterrente o rischia di ingolfare aule di giustizia già inflazionate?
«È prevedibile il rischio di un incremento dei processi ma anche di un aggravamento della situazione delle carceri, già al collasso».
Nel panel dei relatori ci sono autorevoli magistrati e giornalisti, ma non, esponenti della politica. Casualità o scelta?
«Di certo un caso. Siamo aperti al confronto con ogni parte politica».
Come definirebbe oggi il rapporto tra magistratura e politica?
«La riforma inciderà sull’equilibrio tra questi due poteri nel senso di ridimensionare quello della magistratura a discapito del controllo di legalità sull’operato della politica. Si vuole così depotenziare la funzione di garanzia che la Costituzione assegna alla magistratura. Questo mette in pericolo il corretto funzionamento democratico».
La magistratura non ha nulla da rimproverarsi?
«Ad insegnare non è solo il passato. Riconosciamo l’esistenza di criticità e vogliamo respingere ulteriori derive del correntismo. Ma una riforma punitiva per la magistratura non renderà un buon servizio alle istanze di giustizia dei cittadini».