Il caso

Arpal, la Corte dei conti indaga sulle consulenze agli amici: «Nascosto il contratto con un avvocato»

massimiliano scagliarini

Le carte sulle verifiche trasmesse in Procura: «Procedure irregolari». E il dirigente degli appalti costretto ad andare in pensione

BARI - Una consulenza mascherata da appalto, con un oggetto generico e l’obiettivo - questo il sospetto - di evitarne la pubblicazione obbligatoria. L’ha scoperta la sezione di controllo della Corte dei conti, che ha trasmesso ai colleghi della Procura erariale le carte sull’Arpal: l’incarico da 17mila euro affidato all’avvocato romano Filippo Bersani contiene «rilevanti profili di criticità». E non è l’unico tra quelli affidati negli ultimi tempi dall’agenzia regionale per il lavoro, che continua a imbarcare gente vicina alla politica.

Tutte le consulenze stipulate da enti pubblici vanno trasmesse «immediatamente» alla Corte dei conti. Quella affidata all’avvocato romano, datata 20 dicembre 2024, è però stata mandata soltanto nello scorso aprile. Quattro mesi dopo, ma soprattutto nell’esercizio finanziario successivo. I magistrati contabili hanno chiesto chiarimenti (anche) sul ritardo, oltre che sulla singolare scelta della procedura: l’allora dirigente degli appalti Luigi Mazzei ha infatti dichiarato che non si trattava di un incarico professionale, ma di un appalto di servizi. La delibera parla infatti di affidamento a «una società», ma poi appunto il beneficiario è il professionista romano.

«La presunta natura di “appalto di servizi” - è detto nel referto del Controllo (presidente Barisano, relatore Tritto) - risulta priva di fondamento e supporto probatorio, risolvendosi in una mera auto-qualificazione posta in essere dall’Arpal, in assenza di qualsivoglia elemento che possa confermare tale circostanza». In sostanza, scrivono i giudici, Arpal ha dichiarato il falso. E potrebbe averlo fatto per non essere sottoposta agli adempimenti che la legge prevede in questo caso: prima di andare all’esterno bisogna infatti verificare se non è possibile che lo stesso compito venga svolto da un dipendente interno, cosa che non è avvenuta. E - dicono sempre i giudici contabili - è difficile che tra 973 dipendenti («tra i quali numerosi dirigenti, funzionari con elevata qualificazione») non ce ne sia uno che potesse «affiancare» l’ex dirigente Mazzei...

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