Il caso

Governo impugna la legge della Regione Puglia: «No alla norma che impone ai sindaci di dimettersi»

«È incostituzionale il termine molto anticipato»

BARI - Stop del governo alla legge pugliese che impone ai sindaci in carica che vogliano candidarsi alle regionali, di dimettersi sei mesi prima delle elezioni. L'articolo 219 della legge di stabilità approvata il 18 dicembre scorso, è stato impugnato perchè ritenuto incostituzionale in quanto lede il diritto dei primi cittadini all’elettorato passivo, chiedendo loro di dimettersi con un anticipo tale da non potere avere nemmeno la certezza di essere effettivamente candidati. Per il Viminale - che già nei primi giorni di febbraio aveva inviato al Consiglio regionale le proprie osservazioni - viene leso anche il diritto dei cittadini ad aver un governo stabile.

L’emendamento era stato inserito su proposta di una lista di centrodestra che aveva parlato di «una questione di equità», affermando il principio: «no ai due piedi in una scarpa, o sindaco, o candidato». A risultare determinante per la sua approvazione fu la richiesta del centrodestra di procedere alla votazione a scrutinio segreto. L’esito, 31 voti a favore e 12 contrari, rese evidente il sostegno trasversale arrivato anche da una considerevole parte della maggioranza. La norma, che da allora infiamma il dibattito pubblico, fu subito ribattezzata anti-Decaro, perché metterebbe i bastoni tra le ruote all’ex sindaco di Bari ed ex presidente dell’Anci, candidato in pectore per il centrosinistra alla Regione, che punta a candidare molti sindaci nelle sue liste.

A chiederne l’abrogazione sin da subito era stata l'Associazione dei Comuni di Puglia che più volte nel corso di questi mesi è intervenuta più volte sull'argomento, l’ultima solo due giorni fa con una richiesta di intervento urgente rivolta alla presidente del Consiglio.

Di un possibile intervento correttivo del Consiglio regionale si è nuovamente parlato durante la riunione dei capigruppo di maggioranza tenuta questo pomeriggio. Il Pd, come dichiara da mesi, è disponibile ad abrogare la norma alla prima seduta utile, così come le civiche Con e Per la Puglia. Diversa la posizione di Azione che propone di rivedere i tempi delle dimissioni portandoli a 3 o 4 mesi prima delle elezioni, non il principio in sé. A complicare il tutto è arrivata oggi anche la richiesta di discutere della modifica della legge elettorale nel suo complesso, non solo della norma anti-sindaci. E quindi: della soglia di sbarramento, della figura del consigliere supplente e della parità di genere. Posizioni che ancora dividono la maggioranza. Se ne riparlerà la prossima settimana, anche con il Movimento 5 Stelle, al termine delle riflessioni interne ad ogni gruppo.

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