La polemica

L'Università non vuole perdere l'ospedale pediatrico di Bari. E in Consiglio regionale è lite in maggioranza

Massimiliano Scagliarini

L'ipotesi di togliere il Giovanni XXIII alla gestione del Policlinico per affidarlo alla Asl. Spunta un emendamento al bilancio per bloccare il trasferimento su cui è d'accordo anche il centrodestra

BARI - Lo scorporo dal Policlinico di Bari dell’ospedale pediatrico Giovanni XXIII, che passerebbe alla Asl di Bari in attesa di trasformarsi (quando ci sarà l’ok del ministero della Salute) in azienda autonoma e magari in Irccs, non piace all’Università. E così una lettera del preside di Medicina, Alessandro Dell’Erba, è il pretesto che un pezzo della maggioranza ha usato per mettersi ancora una volta di traverso rispetto al bilancio che oggi arriva in Consiglio regionale: l’ex assessore Anita Maurodinoia (Pd) e Ruggiero Mennea (Azione) hanno depositato un emendamento che chiede di cancellare dal disegno di legge lo scorporo, proposto e sostenuto proprio dall’assessore al Bilancio, Fabiano Amati.

La vicenda sarebbe politicamente anche divertente, se non ci fosse in ballo la qualità dell’assistenza pediatrica e il futuro di un ospedale che da vent’anni è sostanzialmente bloccato. Il Giovanni XXIII nei fatti dipende in tutto e per tutto dal Policlinico di cui è il parente povero ma anche l’orticello (vedi lo «scippo» dei cardiochirurghi). E questo si riflette fatalmente sulla qualità dell’assistenza. A opporsi più di tutti allo scorporo sono non a caso i medici universitari del Policlinico, e più di tutti ancora Nicola Laforgia, direttore della Neonatologia e del dipartimento di Chirurgia pediatrica, e fratello del consigliere comunale barese Michele Laforgia: Nicola Laforgia è stato assessore alla Cultura nella giunta comunale di Emiliano. Già nel 2018 il governatore aveva provato ad avviare lo scorporo con una delibera di giunta: era stato anche nominato un commissario, ma poi non se ne è fatto più niente.

La lettera della facoltà di Medicina (firmata anche dal dg del Policlinico, Antonio Sanguedolce, ma non dal rettore Bronzini) non dice esplicitamente «no» allo scorporo, ma avanza dubbi sul doppio passaggio (Università-Asl, Asl-azienda autonoma) ipotizzando che possa far perdere altro tempo nel percorso di rilancio. È insomma un modo per dire garbatamente «no», ma senza dire «no».

La lettera - garbatissima, nello stile di Dell’Erba - sembrerebbe concordata con il governatore Michele Emiliano, che ha interesse a non scontentare troppo i medici universitari baresi e l’amico-nemico-avvocato Michele Laforgia. Anche le firme sotto l’emendamento soppressivo dello scorporo sono eloquenti: Maurodinoia, che nonostante l’arresto del marito Sandrino Cataldo, la perquisizione e l’indagine resta tra i fedelissimi del governatore, e Mennea che si è trasformato nel nemico numero uno di Amati dopo la sua nomina ad assessore.

È probabile dunque che sull’«ospedaletto» si vada alla conta...

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