La decisione

Il prefetto di Bari stoppa la Polizia ambientale della Regione: «Non è prevista dalla legge, niente agenti armati»

Massimiliano Scagliarini

Bocciato il «corpo» creato da Emiliano nel 2023 per assorbire gli esuberi delle Province. Il Viminale: «Dubbi sull'operazione»

BARI - Non hanno elicotteri o carri armati, ma a vederli tutti impettiti dalle foto poco ci manca. Perché un anno fa, dovendo risolvere il problema degli agenti di polizia provinciale trasferiti dopo la soppressione delle Province, la Regione ebbe un colpo di genio: costituire, sulla base di un semplice regolamento, un proprio corpo di polizia. L’hanno chiamato Nucleo di vigilanza ambientale, prevedendo un contingente di 80 persone con compiti di verifica e di intervento sul territorio. La Regione ha comprato divise e droni, ha noleggiato auto, ha pagato i corsi al poligono per il porto d’armi e ha affidato una consulenza a un sindacalista. E ha cominciato a mandare i suoi agenti in giro, a fare sequestri e multe. Peccato che sia tutto illegale. Non illegittimo: proprio illegale.

Lo ha messo nero su bianco la Prefettura di Bari, con una nota dei primi di agosto che dopo due anni ha risposto negativamente alla richiesta del presidente Michele Emiliano di riconoscere a cinque dipendenti la qualifica di agente di pubblica sicurezza. «Gli appartenenti alla Sezione - scrive il prefetto di Bari, Francesco Russo - vengono inquadrati all’interno di un ordinamento gerarchico modelllato su quello tipico delle forze di polizia, che appare del tutto inappropriato per il personale civile di enti territoriali e locali». E non solo perché la dirigente della Sezione, Rocca Anna Ettorre, firma i suoi documenti come «generale» mentre gli altri si sono dati i gradi tipici dei corpi militari. Ma soprattutto perché la legge nazionale non consente alle Regioni a statuto ordinario di dotarsi di forze di polizia, «in ragione - ricorda il prefetto - della richiamata competenza esclusiva dello Stato (...) anche con riferimento agli aspetti connessi all’armamento degli operatori». Non a caso solo due Regioni italiane hanno costituito una propria polizia, e sono entrambe a statuto speciale.

È un problema serissimo, non solo perché - messa così - gli atti compiuti in questi 12 mesi dagli sceriffi di via Gentile sono tutti nulli. Ma anche perché - lo ha chiarito il prefetto - i dipendenti regionali non hanno più titolo per richiedere il porto d’armi, rilasciato ad alcuni di loro quando erano nelle polizie provinciali. Lo ha spiegato anche il ministero dell’Interno in un parere di maggio del Dipartimento per la pubblica sicurezza che «nutre notevoli perplessità in merito alla legittimità sostanziale dell’intervento», essendo «precluso alle Regioni di legiferare in materia penale». Traduzione: quel personale non può assumere di compiti polizia. Può (come tutti gli altri funzionari pubblici) contestare alcune violazioni di legge che prevedono l’irrogazione di una sanzione, compreso l’abbandono dei rifiuti: ma non può andare in giro con le armi, con i gradi militari, con palette e lampeggianti.

La decisione di creare la polizia regionale venne presa nell’agosto 2023 dall’allora assessore all’Ambiente, Anna Grazia Maraschio. Ma ora la patata bollente è sul tavolo del suo successore, Serena Triggiani, che ha l’ingrato compito di sbrogliare la matassa. «Il parere della Prefettura - dice - ci ha colto di sorpresa, anche perché è arrivato in piena estate. Stiamo approfondendo, dovendo presentare le nostre controdeduzioni». Già, ma messa così cosa accadrebbe se dall’arma di uno degli agenti dovesse partire un colpo? O anche solo se un corpo di polizia vero decidesse di fermare e controllare una «pattuglia» della vigilanza ambientale regionale? «Valuteremo tutti i provvedimenti - risponde l’ex assessore Maraschio -, anche quelli sospensivi dell’attività».

Per mettere su la Sezione di vigilanza la Regione sembrerebbe essersi affidata a un consulente, l’ex capo della Polizia municipale di Frosinone, Massimiliano Mancini, che dopo una battaglia giudiziaria con il suo ex datore di lavoro ora guida un sindacato autonomo di categoria (Upli), e che sul suo blog la scorsa estate magnificava l’operazione, un «servizio di vigilanza specializzato nella polizia ambientale per contrastare le deturpazioni del meraviglioso territorio pugliese, dagli abbandoni indiscriminati di rifiuti ai reati ambientali». La Regione ha preso a noleggio i veicoli (14 Jeep che costano 215mila euro al triennio), deve pagare la benzina e tutti i costi pur non avendone titolo. La conseguenza è semplice: il danno erariale.

Ieri in prima commissione del Consiglio regionale si discuteva un disegno di legge per regolarizzare gli introiti delle sanzioni elevate dal Nucleo di vigilanza, valutate nella bellezza di 7.500 euro l’anno. Secondo la relazione tecnica, il personale di vigilanza (dotato di 20 microcamere) è in grado di elevare appena 50 sanzioni amministrative l’anno. La discussione sul provvedimento è saltata perché, con una lettera, il capo dipartimento Ambiente, Roberto Garofoli, ha informato i consiglieri dell’esistenza del parere della prefettura di Bari e ha chiesto un rinvio. Un rinvio che rischia di essere sine die.

Privacy Policy Cookie Policy