I dettagli
L’offerta di una mazzetta nell’ufficio del dirigente: «Quanto avevamo detto?», «Le promesse si mantengono»
È la microspia piazzata nell’ufficio di Lerario a intercettare, il 14 ottobre 2021, quello che la Procura ritiene essere l’accordo corruttivo tra l’allora dirigente e l’imprenditore salentino Nuzzo, rappresentante della Pulisan
BARI - «Senti ma noi avevamo detto questo più o meno?». È la microspia piazzata nell’ufficio di Lerario a intercettare, il 14 ottobre 2021, quello che la Procura ritene essere l’accordo corruttivo tra l’allora dirigente e l’imprenditore salentino Nuzzo, rappresentante della Pulisan. «Più o meno - gli risponde Nuzzo -, le promesse si mantengono... Io vengo da una scuola, mio padre era di una... a lui bastava una stretta di mano».
Nel caso specifico (forse perché c’era l’emergenza covid) la stretta di mano non c’è stata. Ma in un ulteriore incontro nell’ufficio di Lerario (finito nei video) il 16 novembre 2021, Nuzzo avrebbe mostrato a Lerario un «post it», e ricevuto «assenso con un cenno della testa» avrebbe strappato il bigliettino rimettendoselo in tasca.
Pulisan si occupava delle pulizie in Regione dal 2016, quando l’azienda era rappresentata dal padre di Nuzzo. Alla scadenza del contratto, nel 2020, Lerario lo prorogò prima di bandire il nuovo appalto da 15 milioni per quattro anni più uno: il dirigente (che dal maggio 2020 a inizio 2022 aveva fatto 26 affidamenti diretti alla Pulisan) predispose la proposta di aggiudicazione due mesi prima di finire in carcere.
La procedura fu annullata dalla Regione in autotutela a marzo 2022, proprio perché emerse che Lerario la aveva indetta e si era autonominato presidente della commissione. Pulisan ha fatto ricorso, e il Tar ha confermato l’esclusione.