politica
Pnrr, ministro Fitto a Lecce: «Se non lo riscriviamo, ci schiantiamo»
E' stata ribadisce l’urgenza delle modifiche
LECCE - Pragmatismo e visione unica sono le parole chiave che il ministro Raffaele Fitto utilizza a più riprese nel suo intervento nel Palazzo dell’Avvocatura dello Stato di Lecce. Elenca gli obiettivi della riforma della giustizia prevista dal Pnrr – riduzione dei tempi, smaltimento dell’arretrato, digitalizzazione, patrimonio edilizio – ma li cala nella realtà delle cose. «Perché se non segnaliamo le criticità scritte nella prima versione del Piano, ci schiantiamo», la sintesi. Ad ascoltarlo un parterre di giuristi che sciorina numeri, problemi, necessità, speranze di quel mondo complesso, dinamico, spesso in affanno, che è il sistema giudiziario: penale, civile, amministrativo, tributario. Non manca nessuno. Al convegno organizzato dall’Avvocatura distrettuale di Stato, nella grande sala di via Rubichi, ci sono i rappresentanti delle istituzioni locali. Ci sono Maruotti e Caringella, rispettivamente presidente e presidente di sezione del Consiglio di Stato.
C’è il viceministro Sisto. C’è il messaggio registrato dell’avvocato Gabriella Palmieri Sandulli, avvocato generale dello Stato, che sottolinea come la durata eccessiva dei contenziosi «incide sulla percezione della qualità della giustizia e ne offusca il valore».
«Ridurre i tempi in modo decisivo e totale è forse la principale riforma per l’Italia», dice Fitto, che però aggiunge: «Non ho mai voluto polemizzare ma non possiamo permetterci di non segnalare le criticità esistenti perché altrimenti nel breve periodo finiremmo in un cono di bottiglia». Il ministro ricorda che il Pnnr «non è un regalo, e che quello italiano è il finanziamento più cospicuo tra gli Stati membri».
Motivo per cui, dice in sostanza, ci stiamo giocando moltissimo. La credibilità, indubbiamente, ma la stessa occasione di crescita e sviluppo. A dirla tutta, dice, se falliamo mettiamo in discussione per il futuro l’intero strumento del debito comune. E scende nel merito della questione: «Alzare l’asticella dell’ambizione è bellissimo – dice -, realizzarla nella pratica è altra questione. Come si è determinato l’abbattimento del 90 per cento dell’arretrato nel contenzioso da qui al 30 giugno 2026? Per questo abbiamo proposto 144 modifiche al Piano. Se non ottemperiamo agli obiettivi, il danno non è solo la perdita della rata ma il dover recuperare dal bilancio dello Stato quelle obbligazioni giuridicamente rilevanti nel frattempo assunte». Usa la metafora della terapia che per essere efficace deve necessariamente basarsi su una diagnosi approfondita. Fitto rivendica l’aver incassato la terza rata, il raggiungimento degli obiettivi per la quarta che dovrebbe arrivare il 31 dicembre e, per quella data – sottolinea – avremo raggiunto gli obiettivi per la quinta. L’ultimo passaggio è per i funzionari assunti per il Pnrr: «A tempo determinato rischiamo di perdere le competenze migliori. Ci stiamo impegnando per trovare le risorse per renderli stabili».