Dopo lo stop dell'antitrust

«Aseco altera il mercato pugliese», dossier-bis di Confindustria sulla società pubblica

Massimiliano Scagliarini

«Operazione illegittima»: nuovo affondo delle imprese

BARI - Le correzioni effettuate dopo il parere della Corte dei conti non avrebbero rimosso le criticità rilevate nell’operazione Aseco. Quella con cui a fine marzo la Regione ha affidato in-house alla società (controllata da Acquedotto Pugliese e partecipata dall’agenzia Ager) la gestione del servizio rifiuti e la realizzazione dei nuovi impianti pubblici di smaltimento. È per questo che ieri Confindustria ha inviato un secondo memorandum alle Autorità di regolazione, oltre che ai giudici contabili e alla stessa Regione, ritenendo che il nuovo assetto del settore pugliese sia «arbitrario ed invasivo del mercato».

Il documento firmato dal presidente Sergio Fontana arriva all’indomani del parere con cui l’Autorità garante del mercato ha bocciato l’affidamento, ritenendo in sostanza che la Regione non sia legittimata a decidere: la titolarità del servizio - ha rilevato l’Antitrust - spetta infatti ai Comuni. Ma sul punto la Regione ribatte sostenendo che proprio la Corte dei conti, nella sua analisi, ha invece ritenuto possibile procedere in-house (l’affidamento diretto a una società controllata che non può poi operare sul mercato aperto). Tuttavia, ribatte Confindustria, il controllo effettuato dai giudici contabili riguarda soltanto gli «oneri motivazionali» previsti dalla legge in caso di assunzione di nuove partecipazioni da parte degli enti pubblici. E non, dunque, gli aspetti relativi alla tutela della concorrenza, su cui l’operazione potrebbe essere carente anche perché - questo dice Confindustria - i paletti da rispettare quando si sottrae un servizio alla concorrenza sarebbero stati aggirati.

L’analisi si concentra su argomenti tecnici che hanno a che fare da un lato con i tempi e gli obblighi di pubblicità (asseritamente disattesi) per condurre l’operazione, dall’altro su valutazioni di sostenibilità degli investimenti previsti e sulla necessità - secondo Confindustria - di sottoporre nuovamente a verifica da parte della Corte dei conti i documenti di progetto modificati dopo il primo parere. Il punto fondamentale, però, riguarda la scelta strategica operata dalla Regione sui rifiuti.

In ballo c’è infatti non soltanto la gestione di un mercato miliardario (l’intero ciclo del rifiuto), ma anche dell’impianto di compostaggio di Ginosa (che dovrà occuparsi pure dei fanghi di depurazione) e della progettazione e realizzazione di almeno tre nuovi impianti (Brindisi, Foggia e Lecce) finanziati con 87 milioni di fondi pubblici su un investimento totale di 119 milioni. Tutti impianti che, normalmente, dovrebbero operare in regime di libero mercato. E tutto questo - scrive Confindustria - senza che in Puglia sia «mai stata indetta alcuna procedura di evidenza pubblica (e neanche di mera acquisizione di manifestazioni di interesse) che abbia consentito di appurare che non sussistono operatori disponibli all’espletamento dei servizi in questione» e che «le condizioni reperibili sul mercato tramite procedure competitive siano eccessivamente onerose». Ovvero quanto è previsto dal Codice degli appalti per giustificare il ricorso agli affidamenti in-house.

Confindustria chiede di partecipare ai procedimenti di valutazione: la Corte dei conti ha però ritenuto che, in questa fase, le valutazioni non siano aperte al contraddittorio. Sull’operazione deve ancora pronunciarsi l’Autorità anticorruzione, cui spetta l’esame degli aspetti relativi al rispetto del Codice degli appalti: Confindustria ha rilevato l’elusione (tra l’altro) degli obblighi di pubblicità. Dalla Regione arriva invece la conferma della posizione espressa all’indomani del parere Antitrust: verrà presentata una memoria, e l’operazione andrà avanti così come previsto.

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