Agricoltura

Ciliegie, è scattato l’allarme raccolto in Puglia

Gianpaolo Balsamo

Carenza di manodopera e clima pazzo nel Barese

BARI - La pioggia abbondante di questi giorni è tutt'altro che «manna» caduta dal cielo per i coltivatori di ciliegie della Puglia già alle prese, quest’anno più che mai, con la carenza di mani sufficienti per raccogliere questi ed altri frutti.

Secondo Coldiretti, infatti, nelle campagne pugliesi, con l’arrivo della primavera (che in realtà stenta a farsi notare) ci sarebbe bisogno di circa 10mila lavoratori per colmare la mancanza di manodopera che ha duramente colpito l’agricoltura lo scorso anno con la perdita rilevante dei raccolti regionali. Sono infatti 252mila le istanze trasmesse dai datori di lavoro per l'ingresso di lavoratori stranieri rispetto alle 82.705 quote previste in Italia.

«Una esigenza che si è fatta stringente con il calendario delle raccolte - spiegano i referenti di Coldiretti Puglia - che si intensifica con l’avanzare dei periodi di raccolta: dopo fragole, asparagi, carciofi e ortaggi in serra, ci saranno le grandi raccolte di ciliegie, albicocche, pesche e percoche fino all’uva da tavola. Ma è importante anche il nuovo sistema di prestazioni occasionali introdotto nella manovra dal Governo e sostenuto da Coldiretti che porta una rilevante semplificazione burocratica per facilitare l’avvicinamento dei cittadini italiani al settore agricolo». «Potranno accedervi - spiega Coldiretti - pensionati, studenti, disoccupati, percettori di Naspi, reddito di cittadinanza, ammortizzatori sociali e detenuti ammessi al lavoro all’esterno. Al lavoratore saranno inoltre garantite le stesse tutele (contrattuali, previdenziali, assistenziali, ecc.) previste per gli occupati a tempo determinato».

Oggi la manodopera straniera occupata in agricoltura è formata soprattutto da cittadini provenienti da Marocco, India o Pakistan. Si tratta soprattutto di lavoratori dipendenti a tempo determinato che arrivano dall’estero e che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese spesso stabilendo delle durature relazioni professionali oltre che di amicizia con gli imprenditori agricoli. «Ma cresce anche la presenza di stranieri – conclude la Coldiretti – alla guida delle imprese agricole con quasi 17mila titolari di nazionalità diversa da quella italiana».

Per quanto riguarda la cerasicoltura, dicevamo, i produttori pugliesi sono in allarme a causa dell’ondata di maltempo che sta colpendo il «Tacco» (e non solo) con danni sulla produzione delle ciliegie primizie, le prelibate Bigarreau, con i frutti che si stanno spaccando a a causa della grandine e delle piogge prolungate.

La Puglia, ricordiamo, è la maggior produttrice di ciliegie in Italia: detiene con le sue quasi 32mila tonnellate il 35% delle produzioni italiane e il 62% delle superfici investite pari a circa 19mila di terreno ed un fatturato di circa 22 milioni di euro. La produzione di ciliegie risulta concentrata nella provincia di Bari che da sola rappresenta il 96,4% della produzione regionale e il 39% del totale nazionale con le sue 47 mila tonnellate la provincia di Bari è la prima provincia italiana per produzione di ciliegie raccogliendo il 34% della produzione nazionale.

«La produzione di ciliegie - spiegano gli esperti di Coldiretti - subisce anche gli attacchi di insetti alieni, come la Drosophila Suzukii, il moscerino che attacca prevalentemente dei piccoli frutti specie con buccia sottile come la ciliegia. Per questo va sostenuta e finanziata la ricerca con risorse orientate a sostenere metodi di lotta al parassita, come la lotta biologica attraverso l’introduzione in Puglia dell’Imenottero Ganaspis Brasiliensis, che potrebbe contrastare la diffusione della Suzukii nei nostri territori».

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