La visita

Con Valditara oggi a Bari prende vita la rivoluzione «per un Paese normale»

Loredana Perla

«Questo terzo millennio è carico di problemi. E’ un tempo tutto in salita. Ma proprio in tempi difficili non ci si divide sui valori fondanti e si cerca instancabilmente l’equilibrio di un confronto capace di rispettare politicamente chi la pensa in modo diverso»

Cosa è Lettera150? Un think tank fondato nel 2019 da Giuseppe Valditara, oggi Ministro dell’Istruzione e del Merito, per aprire uno spazio di discussione sui temi centrali delle riforme necessarie al sistema Paese e avvalendosi del filo diretto degli oltre trecento accademici di tutte le aree scientifico-disciplinari presenti in Lettera: scienziati, giuristi, economisti, storici, magistrati. Ma anche per costruire una giovane classe dirigente colta, preparata, capace di supportare lo sviluppo di una visione di Paese basata su competenza ed esperienza. Il circolo barese sarà inaugurato oggi alle 18 e nella circostanza verrà presentato il libro di Valditara, «La rivoluzione del buonsenso. Per un Paese normale» di Guerini e Associati. Dialogheranno col Ministro, Lino Patruno e gli storici Gianni Belardelli ed Ernesto Galli della Loggia.

Nel titolo del volume è la visione del futuro think tank: ‘rivoluzione’ (gentile). La rivoluzione è una categoria che indica un mutamento profondo e il coraggio di spezzare una ‘catena’ sociale e culturale, di cambiare dei valori in gioco. E rivoluzionari sono coloro che, facendosi interpreti prima degli altri di un nuovo spirito dei tempi, sanno dare direzione. E speranza. La speranza nutrita dai rivoluzionari è molto più di un sentimento, è un invito all'azione collettiva. Regni, tirannie, autoritarismi e dittature sono stati travolti da rivoluzioni partite dal basso. E anche per questo i rivoluzionari – ‘imprevisti’ della storia - spiazzano, fanno paura. Di rivoluzione (gentile) e di idee (di buon senso) si dovrebbe discutere oggi in Italia. Il sottotitolo del libro ne spiega la direzione: ‘per un Paese normale’, e la normalità è, per Valditara, il common sense di verità semplici, limpide come acqua, basate sull’esperienza e sulla storia.

Questo terzo millennio è carico di problemi. E’ un tempo tutto in salita. Ma proprio in tempi difficili non ci si divide sui valori fondanti e si cerca instancabilmente l’equilibrio di un confronto capace di rispettare politicamente chi la pensa in modo diverso. Oggi quel ‘metodo’ è, per un certo progressismo, in crisi. E non per la presunta crisi di quei valori ispiratori, qui la tesi di Valditara, ma per l’ostinato rifiuto, da parte dei post-comunisti, di fare fino in fondo i conti col proprio passato, così come dopo Fiuggi, li ha fatti la destra.

Valditara porta nel libro innumerevoli aneddoti frutto della sua esperienza di Ministro che danno concretezza alle tesi e si chiede: come si spiega questo allontanamento delle riflessioni culturali del nostro Paese dalla Carta costituzionale? Perché è così difficile ritrovare una convergenza nei valori dell’Occidente che hanno fondato la nostra civiltà? Perché è così difficile anche solo pronunciare parole come civiltà? La risposta si trova nel processo di generale allontanamento di tutte le democrazie occidentali dalla storia, disciplina prediletta dall’Autore per la capacità di tessitura che essa garantisce, nella formazione degli individui, fra passato, presente e futuro. Mentre le democrazie occidentali hanno ridotto il peso di questa disciplina nei curricola di scuola, superpotenze emergenti quali la Cina forniscono al proprio regime non democratico solide radici nel passato. E’ un paradosso al quale occorre trovare rimedio a partire dalla scuola. E non è un caso che Valditara abbia fortemente voluto la revisione dei programmi scolastici.

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