il caso
La prescrizione non salva Caracciolo. Il Pd: è imputato per corruzione, non sarà ricandidato
Dopo la sentenza che ha fatto cadere l'accusa di turbativa d'asta: il processo riprenderà a novembre. I Dem: non è più iscritto al partito
L’accordo illecito stipulato al tavolo di un ristorante barese a novembre 2017 avrebbe previsto di far vincere l’appalto da 5,8 milioni per una scuola di Corato a un imprenditore amico, con la prospettiva di vantaggi per tutti: per l’imprenditore, per il dirigente che avrebbe dovuto truccarlo e anche per l’organizzatore, il consigliere regionale (e all’epoca assessore all’Ambiente) Filippo Caracciolo. Una vicenda che è costata al politico barlettano e ad altre due persone l’accusa di turbativa d’asta su cui, però, ieri è calata la mannaia della prescrizione.
Il collegio della Prima sezione del Tribunale di Bari (presidente Perrelli, Coscia, Rubino) ha infatti preso atto degli oltre sette anni passati da quel pranzo, e ha quindi dichiarato prescritto il reato per Caracciolo (difeso dall’avvocato Michele Laforgia) e per gli altri due imputati: l’allora dirigente del Comune di Barletta, Donato Lamacchia, e l’allora direttore dello Iacp di Bari, Sabino Lupelli, già arrestato e condannato (a due anni) in un diverso filone dell’indagine condotta dalla pm Savina Toscani con la Finanza.
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