L'intervista

Crisi Iran-Usa, gli effetti secondo Tabarelli (Nomisma): «Aumenteranno i costi dell’energia»

Michele De Feudis

«Il prezzo del barile è in ascesa e così saliranno anche i carburanti»

Davide Tabarelli, economista di UniBologna, presidente di Nomisma Energia e commissario di Acciaierie d’Italia, quali gli effetti più concreti della crisi Iran-Usa sullo scacchiere internazionale?

«Le conseguenze ipotizzate sono già realtà. Si parlava di una quotazione del barile a 60 dollari. Venerdì il Brent ha chiuso a 75 dollari. Nei giorni scorsi il barile era arrivato a 78, solo per l’ipotesi dell’attacco americano».

Lo storico delle quotazioni cosa rivela?

«Il petrolio è stato anche quotato 120 dollari a barile dopo l’avvio della guerra Ucraina-Russia, nel 2008 a 140».

Per i cittadini?

«Da oggi ci saranno ulteriori aggiustamenti dei prezzi dei carburanti, ovviamente al rialzo».

L’Iran potrebbe chiudere lo stretto di Hormuz.

«I mercati sono agitati, da lì passa gran parte del petrolio e del gas che consumiamo a livello globale e che ci scambiamo».

Quel passaggio della penisola arabica…

«Lì una magia della natura ha conservato gran parte delle riserve mondiali di gas e petrolio».

Tornando alla bolletta energetica per l’Italia, sono dunque possibili nuovi aumenti?

«Dallo stretto di Hormuz passano 17 milioni di barili di greggio su 100 consumati globalmente, ma anche 100 miliardi metri cubi di gas. Dal Qatar ben 20 sono destinati all’Europa. Saliranno i prezzi del gas, già alti in Europa e in particolare in Italia».

Per famiglie e imprese?

«Saliranno i costi già salati delle bollette. I consumatori sono l’ultima parte della catena».

Il governo Meloni che strumenti ha per calmierare eventuali picchi della spesa energetica?

«Siamo un po’ scoperti su queste cose. Veniamo da 50 anni di crisi e non abbiamo fatto abbastanza. L’unica leva resta quella usata nel 2022: ridurre le tasse sul petrolio e sulle bollette, e dare concreti aiuti alle imprese e alle famiglie».

Salirà la spesa pubblica.

«Si tratta di aiuti di Stato, che accrescerebbero il debito europeo e italiano. Veniamo fuori da una crisi generata dalla guerra della Russia. I pressi del gas erano saliti a 40 per megawattora».

Quanto costa il gas negli Usa?

«È salito a 11 dollari. Contro i nostri 40. Allora ben venga l’intenzione di Trump di esportare più Gnl in Europa. Ci mandi tutto il gas che può, così scendono le bollette…».

I collegamenti compromessi influiranno negativamente sulla produttività dell’industria occidentale.

«La crisi della catena della logistica è aggravata nel Mar Rosso dagli attacchi degli Houthi. L’arma più efficace dell’Iran finora non è stata lo stretto dell’Hormuz, ma finanziare i gruppi estremisti disordinati che fanno guerriglia. Gli Houthi sono una popolazione disperata che ha condotto azioni estreme facendo affondare navi o attaccando container. In caso di blocco, le navi dovranno circumnavigare l’Africa, con ulteriori aggravi. Il costo dei trasporti del petrolio salirebbe da 7 a 30 dollari, il gas liquido di dieci dollari per megawatt ora. Così anche la catena dei semiconduttori che vengono dall’Asia sarà coinvolta».

Diplomazia e ragioni del commercio quanto pesano?

«Le civiltà si basano sul commercio, sul trasferimento di merci che crea ricchezza. Le autocrazie del Medio Oriente con il petrolio a volte fanno disastri. Ora è facile essere dottori in geopolitica. Si poteva fare di più in passato. La pace andava costruita molto prima. Quando è stata fatta la rivoluzione iraniana nel 1979, con il movimento laico di sinistra e operaio: lottò al fianco dei religiosi che poi hanno monopolizzato la repubblica islamica».

Il ruolo dell’Italia?

«Abbiamo ambasciate nel Mediterraneo e una tradizione di dialogo con il Nord Africa e il mondo arabo anche attraverso il Vaticano. Tutto è utile per frenare l’escalation».

I rapporti economici Italia-Iran?

«Teheran e la Persia hanno sempre avuto un grande legame con Roma, con la Chiesa e l’Occidente. Rappresenta una grande cultura. Nelle nostre università ci sono tanti studenti iraniani e molte donne, simbolo di attenzione alla parità di genere. L’Italia ha sempre avuto relazioni anche attraverso l'Eni, ma le sanzioni Usa hanno interrotto ogni azione».

La dipendenza dal fossile è un dato di fatto per Italia e Ue.

«Ora l’occidente deve fare più pale eoliche per far sfrecciare le Ferrari (sorride, mdr). Possiamo fare altro».

A cosa si riferisce?

«In Basilicata abbiamo gas e petrolio, da estrarre con buon senso. E’ una strada per non essere colpiti da questi terremoti. Certo, abbiamo diversificato. Prima il Medio Oriente sul petrolio pesava al 35% per l’occidente, ora al 27%».

Il governo guarda all’Africa come alternativa energetica con il Piano Mattei.

«Palazzo Chigi ha un problema sull’immigrazione da affrontare e una visione di dialogo per future interese. Non bisogna dimenticare che in Libia abbiamo per gas e petrolio potenzialità inespresse, grazie a giacimenti immensi».

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