Il caso

Sud-Est, no del Tribunale alla revoca del concordato preventivo: il salvataggio può andare avanti

Massimiliano Scagliarini

La Fallimentare di Bari respinge il ricorso di alcuni creditori. I giudici: la sentenza del Consiglio di Stato non comporta che gli atti amministrativi siano nulli

È «infondata» la domanda di revoca del concordato di Ferrovie Sud-Est presentata da tre creditori all’indomani della sentenza con cui il Consiglio di Stato ha dichiarato illegittimo il trasferimento della società ferroviaria dal ministero delle Infrastrutture al gruppo Fs. Lo ha deciso il Tribunale di Bari (Quarta sezione, presidente Simone, relatore Fazio), rilevando che la questione relativa all’annullamento del trasferimento di Sud-Est deve essere affrontata dal giudice amministrativo.

Il 31 dicembre Fse ha presentato una nuova istanza di concordato «in bianco» a seguito di un altro punto della sentenza amministrativa, quello che ha cancellato i 70 milioni di contributo pubblico per sostenere l’operazione di salvataggio con cui nel 2015 la società fu trasferita al gruppo Fs. I creditori di allora erano interessati a far saltare il primo concordato per una serie di motivi collegati anche al procedimento penale per bancarotta che ha visto la condanna in primo grado dell’ex ad Luigi Fiorillo e di alcuni ex consulenti e appaltatori (nel giudizio è intervenuto ad esempio l’avvocato romano Angelo Schiano, condannato a 4 anni e creditore per somme milionarie). Il loro ragionamento, in base a cui l’annullamento del trasferimento a Fs postulerebbe «ora per allora» il fatto che Fs non avrebbe potuto chiedere il concordato è stato ritenuto «non condivisibile» dai giudici della Fallimentare: la «neutralizzazione degli effetti» del trasferimento a Fs, richiesta dalla Corte di giustizia europea (a sua volta chiamata in causa dal Consiglio di Stato sul tema dei 70 milioni), secondo i giudici baresi non può «implicare a cascata l’invalidità di tutte le determinazioni assunte dall’organo amministrativo di Fse». Quella «neutralizzazione», dice la Fallimentare, deve invece essere intesa ex nunc: «Si riferisce alle conseguenze “successive” alla neutralizzazione della partecipazione di natura amministrativa e non può incidere sugli atti adottati dagli amministratori di Fse nominati in conseguenza del decreto successivamente adottato». Allo stesso tempo, il decreto di omologazione del concordato di Fse era ormai da tempo passato in giudicato: l’annullamento sarebbe stato possibile solo qualora fosse emerso che il passivo sia stato «dolosamente esagerato», cosa che appunto non risulta.

A seguito della sentenza del Consiglio di Stato i conti di Fse espongono un patrimonio netto negativo di 240 milioni. È per questo che è stata presentata la nuova istanza di concordato in bianco, con cui il Tribunale ha dato alla società 60 giorni di tempo per presentare un piano. È molto probabile che Fse opti per un accordo di ristrutturazione del debito in base al quale i creditori commerciali verranno pagati al 100% mentre il gruppo Fs recupererà le somme anticipate nell’operazione di salvataggio attraverso il trasferimento dei rami di impresa per la gestione di gomma, ferro e rete. Che dunque, almeno fino al 2026, resteranno in mano pubblica.

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