L'intervista

Da Taranto passa a Bari, la missione di Gambino

Maristella Massari

Il questore: «Promosso in una sede prestigiosa, è un premio»

TARANTO - Massimo Gambino, 61 anni originario di Napoli, questore di Taranto, sarà il nuovo questore di Bari a partire dal 2 ottobre. La notizia è stata ufficializzata martedì dal Consiglio dei Ministri, con una nota che riporta la promozione dello stesso a dirigente generale e ne annuncia l’imminente trasferimento nel capoluogo pugliese.

Gambino subentrerà a Giovanni Signer, nominato prefetto e destinato a svolgere le sue nuove funzioni a Siracusa. La nomina di Massimo Gambino alla Questura di Bari rappresenta senza dubbio un riconoscimento per l’eccellente lavoro svolto negli ultimi anni a Taranto, dove era stato nominato il 25 ottobre 2021.

Questore se lo aspettava?

«No, è stata una sorpresa. Il capo della Polizia ha voluto premiarmi doppiamente: da un lato la promozione a dirigente generale, dall’altro l’incarico a capo della Questura di Bari, sede prestigiosissima. Lo ringrazio per questa attenzione e per la sua fiducia. Questa doppia nomina è per me motivo di grande orgoglio».

Ecco, partiamo da Bari. Che oltre ad essere capoluogo di regione, in questi anni è diventata un vero e proprio “trend” che tira la volata a tutta la Puglia. Cosa si aspetta da questo incarico?

«Non posso fare delle valutazioni, fino a quando non prenderò cognizione della situazione complessiva della città. Bari è una grande città, molto diversa da Taranto. Il capoluogo pugliese negli anni è migliorato tantissimo e ne abbiamo riprova anche dai numeri del turismo. Ricordo che quando ero in Calabria si parlava già della Puglia come la California del Sud...».

Lei arriva dalla città più sicura di Puglia, a detta delle classifiche, per lavorare in una che lo è un po’ meno. Questa cosa la preoccupa?

«No, non mi preoccupa. Sembra scontato ma le assicuro che non lo è: ci sarà il massimo impegno da parte mia, per garantire sicurezza ai cittadini, come - ne sono certo - da parte di tutti i collaboratori che troverò a Bari. Dietro ai numeri di una classifica ci sono i sacrifici, c’è il lavoro corale di tutte le forze di polizia, della prefettura, della magistratura. Se Taranto è al primo posto in Puglia per la sicurezza, questa cosa non ci fa dormire sugli allori. È un lavoro costante, va seguito, va coltivato, va condiviso da tutte le anime delle forze di polizia. Posso parlare di Taranto. Qui ho trovato una bella squadra che continua a lavorare e che si dedica quotidianamente alle attività di prevenzione e repressione. Ma qui operiamo molto anche sul sociale. Quando si arriva a questi risultati è ovvio che dietro c’è un lavoro della squadra».

Com’è cambiata Taranto da quel 5 di ottobre del 2021 quando lei arrivò qui per la prima volta?

«Io ci ero già stato negli anni ‘90 da giovane funzionario della Criminalpol. Ho avuto subito l’impressione che non fosse la stessa città di quegli anni. Taranto era cambiata molto in positivo. Certo, c'è tanto da fare, ma io credo molto, e scusi se mi ripeto, nel lavoro di squadra. Tutti devono remare nella stessa direzione».

Cosa serve a Taranto per crescere?

«C’è bisogno molto di cultura, è essenziale perché questa città e questo territorio possano elevarsi. Bisogna impegnarsi di più e con sacrificio, così come fanno le donne e gli uomini della Polizia ogni giorno. I tarantini dovrebbero avere un po’ più di amore per questo territorio. Io posso dire senza ombra di smentita che sono stato veramente benissimo in questi tre anni. Ho trovato delle persone eccezionali, non solo nei collaboratori ma anche al di fuori di quello che è il mio ambito. Ci sono belle realtà professionali, dal punto di vista dell'imprenditoria. Taranto non è solo Ilva, non è solo Eni. Quello che gli manca è un fronte comune, un orizzonte condiviso. Qui c’è tutto: un mare stupendo, la valle d’Itria. È una terra che può offrire e offre tanto. È migliorata per molti aspetti, però sembra che stia ancora facendo le scuole elementari quando già potrebbe sostenere un master. Credeteci di più».

C’è un episodio in particolare che si porterà nel cuore di questi tre anni a Taranto?

«Due, non uno. I due colleghi della Volante aggrediti e feriti a colpi di pistola a gennaio del 2022 da un uomo che aveva tentato di rubare un’auto. L’altro episodio riguarda, ahimè, la perdita del mio capo di gabinetto il 2 giugno di quest'anno. Michele Viola è stato con me a lavorare e io, come tutti, ne abbiamo apprezzato veramente il tratto, la capacità, la professionalità. Ai miei uomini ho detto che la mia promozione è frutto del loro lavoro, ma anche del lavoro di chi non c'è più, sia perché andato in pensione, sia perché, come purtroppo Michele, prematuramente scomparso».

Ce l’ha un messaggio trasversale capace di arrivare dallo Ionio all’Adriatico?

«Ai tarantini ho sempre detto che la mia porta era aperta e valeva per tutti, non solo per i miei collaboratori. La Polizia è al servizio del cittadino, non è frase fatta. Bisogna credere in quello che si fa e amare di più il proprio territorio, partendo anche dalle piccole cose. Legalità non è solo attività di prevenzione e repressione, ma è anche rispetto delle regole basilare della convivenza civile. L’ho detto a Taranto e lo dirò a Bari. Lavoriamo su questo, tutti insieme».

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