Il caso
Bcc Conversano, Venerito torna in sella nonostante l’indagine per bancarotta
A 75 anni l’ex dg rientra come presidente. La Finanza: «In banca decideva tutto lui»
BARI - La sua lunga carriera nella Bcc di Conversano, una delle banche locali più solide del territorio pugliese, sembrava essersi chiusa a maggio 2023. Dopo 42 anni Donato Venerito aveva lasciato l’incarico di direttore generale che nel 2017, nonostante la pensione, aveva mantenuto come consulente. Il 29 aprile, senza alcuna pubblicità, l’assemblea dei soci lo ha rimesso in sella nonostante una indagine della Procura di Bari ipotizzi che abbia usato il suo ruolo di direttore generale per ottenere vantaggi personali. Nonostante questo, a quasi 76 anni, il ragionier Venerito è stato nominato presidente della Bcc subentrando all’imprenditore Vito Laruccia.
È curioso che la Bcc di Conversano non abbia dato pubblicità agli esiti dell’assemblea, nonostante i soci abbiano approvato un bilancio che va definito senza mezzi termini brillante. Oltre a Venerito, scelto come presidente, è stato rieletto consigliere Michele D’Attoma. Ovvero l’imprenditore che, secondo il pm Lanfranco Marazia, insieme a Venerito sarebbe stato l’amministratore di fatto di una società agricola che ha acquistato a un prezzo molto inferiore al valore di mercato la masseria Del Monte di Conversano e il suo parco di 42 ettari dalla Maiora Group di Vito Fusillo, poi dichiarata fallita. Da qui l’accusa di concorso in bancarotta fraudolenta per distrazione e usura bancaria, per la quale la Procura si prepara a chiedere il rinvio a giudizio.
«Il ragionier Venerito è molto benvoluto in banca - si limita a dire chi accetta di parlarne -. La banca gli deve molto». La Procura di Bari ritiene che la masseria valga 1,9 milioni, e dunque la svendita a 500mila euro avrebbe danneggiato i creditori di Maiora. Venerito e D’Attoma avrebbero poi fatto ottenere a Fusillo un mutuo da 2,8 milioni, e dunque - sempre nell’ipotesi accusatoria - avrebbero ottenuto un «vantaggio usurario» corrispondente alla differenza tra il prezzo d’acquisto e il valore reale. In questa ipotesi la Bcc sarebbe soggetto danneggiato dall’operato dei suoi due ex amministratori. Ma la banca ha depositato una memoria che difende l’operato del suo ex dg, sostenendo (sulla base di una perizia e valorizzando gli esiti di un procedimento civile) che la masseria è stata invece acquistata a prezzo di mercato: si sarebbe deprezzata (rispetto al prezzo originario d’acquisto di Fusillo) perché era venuta meno l’autorizzazione a realizzare un parco a tema.
Dalle indagini effettuate dalla Finanza sono emerse però altre ombre sull’operato di Venerito, segnalato alla Procura anche per violazioni del Testo unico bancario in materia di conflitto di interessi (non perseguite perché troppo risalenti nel tempo). Nelle carte ci sono i racconti di alcuni imprenditori, secondo cui il dg avrebbe chiesto loro «nel tempo tangenti mediamente pari al 10-15% dell’importo finanziato». Ci sono i favori reciproci tra Venerito e il figlio di un noto ex esponente del centrodestra barese, e c’è la descrizione di un tenore di vita elevatissimo con Ferrari, viaggi all’estero e redditi milionari garantiti proprio dalla Bcc. Ma c’è, soprattutto, una valutazione impietosa di come funzionava in banca fino al 2017. «Il consiglio di amministrazione della banca, incapace di svolgere pienamente le proprie funzioni, è apparso un mero organo ratificatore delle decisioni del direttore generale a cui risulta totalmente asservito».