Le dichiarazioni
Decaro: «L'esperienza più bella? Fare il sindaco»
Alla Festa dem il presidente Anci sintetizza 10 anni di vita. E sul futuro...
TORRE SUDA - «Fare il sindaco è l’esperienza umana più bella che ti può capitare. Io poi manco lo volevo fare il sindaco…. Per fortuna che il mio partito mi ha quasi costretto a farlo». È toccato ad Antonio Decaro, primo cittadino di Bari e presidente nazionale dell’Anci, chiudere la festa regionale dell’Unità, la kermesse organizzata all’ombra di Torre Suda che Decaro ha vissuto come protagonista non solo ieri sera ma anche nelle prime due giornate, accogliendo la segretaria nazionale Elly Schlein e poi intervenendo a uno dei dibattiti organizzati dai Giovani Democratici. Un modo di presidiare il territorio che gli viene particolarmente bene e che è utile in una fase di transito come l’attuale: l’anno prossimo cesserà il suo secondo e ultimo mandato da sindaco (salvo sorprese parlamentari, c’è una proposta della Sudtiroler in tal senso), sempre l’anno prossimo potrebbe ritrovarsi candidato a Bruxelles nelle liste Pd e poi c’è da capire cosa accadrà quando si voterà per il rinnovo del Consiglio regionale e l’elezione del nuovo presidente. Emiliano, sul punto l’altra sera, sempre alla festa dem, è stato categorico: «Premesso che ritengo il divieto del terzo mandato incostituzionale, non essendo previsto né per il Presidente della Repubblica, né per i parlamentari, credo che sia giusto lasciare dopo 10 anni come farò io, salvo situazioni emergenziali».
Decaro ha le idee chiare sull’agenda futura del Partito Democratico. «Dai dibattiti con i giovani, sia alle iniziative del Pd che agli incontri promossi dall’Anci, emerge la necessità di fare qualcosa per contrastare i cambiamenti climatici, è una responsabilità di ciascuno di noi. Non possiamo delegare in toto al governo nazionale l’attività di contrasto, ai governi nazionali anzi perché non è una questione solo italiana. Ognuno di noi deve fare la propria parte. La deve fare l’amministratore locale, io da sindaco mi sento impegnato a spostare parte del trasporto cittadino dal veicolo privato al mezzo pubblico, ho provato in tale ottica a portare l’abbonamento annuo a 20 euro, avrei potuto pure prevederlo gratis ma ho voluto fissare una cifra simbolica quale comunque impegno di acquisto, ho lavorato per le piste ciclabili, sono passati 19 anni da quando a Bari abbiamo realizzato la prima pista e devo dire che ancora oggi quando passo dalle strade in cui realizziamo piste ciclabili devo stare attento perché escono negozianti e residenti arrabbiati. L’ultima l’abbiamo fatta qualche giorno fa, mi è pure sfuggita di mano perché non me n’ero accorto, l’assessore l’ha fatta senza dirmi niente, siamo dovuti andare a recuperare una relazione con i cittadini, però serve a spostare anche lì cittadini che usavano l’automobile, alla mobilità ciclistica, un mezzo di trasporto che in altre realtà italiane esiste da tanto tempo. C’è poi – ha aggiunto il sindaco di Bari – lo spreco alimentare, a cominciare dalle mense che dovrebbero essere tutte a chilometro zero. Quindi il ciclo dei rifiuti, il porta a porta con il recupero, tramite la realizzazione di un impianto di compostaggio, del gas che poi vendiamo all’Eni. Sono tante piccole cose che un amministratore locale credo abbia il dovere di fare. Ma siamo chiamati tutti, anche i singoli cittadini, perché è il singolo cittadino che deve cambiare il proprio modo di spostarsi in città, pensando così alle prossime generazioni. Il cittadino cambia il modo di gestire i suoi rifiuti se non vogliamo vivere in un paese pieno di impianti e di discariche. Siamo tutti responsabili e credo che questo sia il tema più importante per il futuro. Si dice spesso che dobbiamo lasciare il nostro pianeta meglio di come lo abbiamo trovato, non lo so se ce la faremo, speriamo di non lasciarlo molto peggio».
Decaro si è soffermato anche sul fenomeno migratorio. «Non siamo di fronte a una emergenza o a quella che qualcuno qualche anno fa chiamava invasione. Se dividiamo le persone che arrivano sulle nostre coste per il numero di italiani, siamo di fronte a numeri molto bassi. È chiaro, però, che se l’accoglienza non viene distribuita, si hanno altro tipo di sensazioni. I centri di accoglienza vanno aumentati e distribuiti sui territori, e devono soprattutto fare anche integrazione ora diventata difficile a causa dei decreti del Governo. Nel nostro Cara ci sono 1500 persone rispetto alle 500 previste, è un problema per la città ma soprattutto per chi si ritrova al suo interno. Per non parlare poi dell’enorme problema dei minori stranieri non accompagnati. Ecco, secondo me sono questi i temi principali che devono caratterizzare l’azione del Pd».