l'emergenza
Rapporto Caritas, nella Diocesi di Potenza-Muro-Marsico le persone in povertà sono aumentate del 20%
Per loro il 90% di aiuti alimentari. Il vescovo Carbonaro invita all'ascolto e alla progettazione. «Non basta un pacco in più a risolvere il problema»
Persone sostenute da anni, con fragilità strutturali, difficili percorsi di reinserimento e scarso bagaglio formativo e nuovi poveri con lavori discontinui, instabilità familiare e redditi insufficienti. Sono questi i profili prevalenti tra le 4.442 persone che si sono rivolte ai 26 centri della Caritas diocesana di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, nel corso del 2024, con un incremento del 19,7% rispetto al triennio precedente. La maggior parte (il 56%) sono donne, il 74% sono italiani, due persone su tre hanno figli, la fascia più colpita è quella degli over 55 anni, spesso disoccupati di lungo corso e con scarse possibilità di ricollocazione.
Nel documento annuale con cui la Caritas - in un contesto di fragilità crescenti e percorsi di accompagnamento - restituisce una fotografia dello stato di salute sociale del territorio di riferimento, è emerso che il 32% delle famiglie sostenute ha un componente che lavora in nero, diminuisce il numero delle persone con diploma che chiede aiuto, destano sempre più preoccupazione gli anziani ultra-settantenni.
Tra le cause della povertà, sono state segnalate la precarietà lavorativa (32% irregolare, 26% occupazioni intermittenti); reddito insufficiente per l’88% delle famiglie incontrate; fragilità relazionali; non vi è una vera e propria emergenza abitativa, ma aumenta il numero di persone che rinuncia alle prestazioni sanitarie.
La Caritas ha sostenuto le persone, in oltre il 90% dei casi, con aiuti alimentari e sostegni al reddito, mentre il 64% dei sussidi economici ha coperto il pagamento delle utenze domestiche. Più della metà delle famiglie seguite beneficia dell’Assegno di Inclusione, ma questo non basta, non percepisce alcun sostegno pubblico il 49% dell’utenza seguita. Tra questi l'età media è alta (58 anni); famiglie con figli adulti a carico; scolarità bassa, il 20% è occupato, ma con redditi insufficienti.
«Nei nostri centri d’ascolto - ha commentato Buoncristiano - emergono i volti, le fatiche e le solitudini di chi non riesce più a sostenere i costi della vita, di chi lavora ma non basta, di chi si sente abbandonato. La povertà non è una questione privata e neppure un destino individuale. Servono scelte coraggiose e politiche lungimiranti, non basta tamponare l'emergenza. Occorre costruire percorsi strutturali che mettano al centro il lavoro dignitoso, l’accesso al cibo di qualità per una sana ed equilibrata alimentazione, alla casa, alla salute, all’educazione. Serve una visione condivisa e di lungo respiro che non lasci sole le famiglie e non scarichi sulle reti di solidarietà ciò che compete alla
IL VESCOVO: NON BASTA UN PACCO IN PIU' PER RISOLVERE IL PROBLEMA
Persone sostenute da anni, con fragilità strutturali, difficili percorsi di reinserimento e scarso bagaglio formativo e nuovi poveri con lavori discontinui, instabilità familiare e redditi insufficienti. Sono questi i profili prevalenti tra le 4.442 persone che si sono rivolte ai 26 centri della Caritas diocesana di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, nel corso del 2024, con un incremento del 19,7% rispetto al triennio precedente. La maggior parte (il 56%) sono donne, il 74% sono italiani, due persone su tre hanno figli, la fascia più colpita è quella degli over 55 anni, spesso disoccupati di lungo corso e con scarse possibilità di ricollocazione.
Sono i dati del Rapporto «Povertà ed esclusione Sociale 2025», dal titolo «Spes contra spem - speranza contro ogni speranza», che è stato presentato nel pomeriggio a Potenza, alla presenza del vescovo metropolita, monsignor Davide Carbonaro, e della direttrice della Caritas, Marina Buoncristiano.
Nel documento annuale con cui la Caritas - in un contesto di fragilità crescenti e percorsi di accompagnamento - restituisce una fotografia dello stato di salute sociale del territorio di riferimento, è emerso che il 32% delle famiglie sostenute ha un componente che lavora in nero, diminuisce il numero delle persone con diploma che chiede aiuto, destano sempre più preoccupazione gli anziani ultra-settantenni.
Tra le cause della povertà, sono state segnalate la precarietà lavorativa (32% irregolare, 26% occupazioni intermittenti); reddito insufficiente per l’88% delle famiglie incontrate; fragilità relazionali; non vi è una vera e propria emergenza abitativa, ma aumenta il numero di persone che rinuncia alle prestazioni sanitarie.
La Caritas ha sostenuto le persone, in oltre il 90% dei casi, con aiuti alimentari e sostegni al reddito, mentre il 64% dei sussidi economici ha coperto il pagamento delle utenze domestiche. Più della metà delle famiglie seguite beneficia dell’Assegno di Inclusione, ma questo non basta, non percepisce alcun sostegno pubblico il 49% dell’utenza seguita. Tra questi l'età media è alta (58 anni); famiglie con figli adulti a carico; scolarità bassa, il 20% è occupato, ma con redditi insufficienti.
«Nei nostri centri d’ascolto - ha commentato Buoncristiano - emergono i volti, le fatiche e le solitudini di chi non riesce più a sostenere i costi della vita, di chi lavora ma non basta, di chi si sente abbandonato. La povertà non è una questione privata e neppure un destino individuale. Servono scelte coraggiose e politiche lungimiranti, non basta tamponare l'emergenza. Occorre costruire percorsi strutturali che mettano al centro il lavoro dignitoso, l’accesso al cibo di qualità per una sana ed equilibrata alimentazione, alla casa, alla salute, all’educazione. Serve una visione condivisa e di lungo respiro che non lasci sole le famiglie e non scarichi sulle reti di solidarietà ciò che compete alla alla responsabilità pubblica».
IL VESCOVO: NON BASTA UN PACCO IN PIU' PER RISOLVERE IL PROBLEMA
«La Caritas non è istituzione altra rispetto alla Chiesa diocesana, è l’espressione della comunità ecclesiale, le mani e il cuore del Vescovo": così il vescovo metropolita della Diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, monsignor Davide Carbonaro ha commentato i dati del Rapporto Caritas 2024, invitando a «superare forme assistenzialiste che generano dipendenza da pacco alimentare, perché non è dando un pacco in più che risolveremo la povertà, ma ascoltando, progettando insieme ed educando al dare e al ricevere».
«Le Caritas non sono centri operativi o amministrativi delle povertà - ha aggiunto - ma Centri di Ascolto, perché qui si ascolta con le orecchie e con gli occhi» e richiamando le povertà spirituali, ha parlato delle «solitudini emotive delle nostre famiglie e dei nostri giovani» e della «signoria del consumo che riduce l’uomo a un numero e a un profitto».
Sul fronte della solidarietà, il vescovo ha reso noto che ha prodotto «53.144 euro la raccolta 'Un pasto per Gazà ed ha ricordato le parole del cardinale Pizzaballa: «Sono gesti importanti che aiutano una comunità ferita e umiliata, ma che riconosce la propria dignità».