LAVORO
Melfi, per l'indotto Stellantis a rischio il futuro di centinaia di operai
Pmc, Brose e Tiberina: chiesto l’intervento della Regione
Nuove commesse e riconversione: le strade per salvare l’indotto Stellantis in Basilicata passano da qui. Da quelle che per sindacati ed i lavoratori sono le uniche vie da percorrere, in fretta, per evitare che la scure dei licenziamenti si abbatta sulla galassia delle imprese collegata alla fabbrica di auto. L’avvio della salita produttiva e la presentazione della nuova Jeep Compass, pur rappresentando notizie positive per il comparto automotive lucano, non sono sufficienti a sgomberare il campo dai timori per il futuro degli addetti dell’indotto. L’ultima vertenza della Tiberina, con i suoi 20 lavoratori in stato di agitazione ed in presidio permanente, lo conferma. L’azienda, infatti, non ha preso commesse per la nuova Jeep Compass ed il suo futuro è appeso solo ad alcune assegnazioni sull’elettrico che saranno impiegate per la Ds 8. Troppo poco per consentire un futuro sereno.
“La Tiberina deve dire in modo chiaro se intende partecipare e condividere un piano di rilancio dello stabilimento. E Stellantis deve assumersi le proprie responsabilità, assegnando nuove commesse chiare e precise a Melfi, indispensabili per garantire la continuità produttiva e occupazionale“, affermano i rappresentanti di Fim Cisl, Uilm, Fismic, Uilm che con l’Uglm sollecitano “certezze”. Soluzioni che si spera possano anche arrivare dalla richiesta di “un incontro urgente presso il Ministero delle Imprese con il Gruppo Tiberina, per chiarire le prospettive produttive e, soprattutto, per definire un piano industriale chiaro e preciso per tutti gli stabilimenti italiani, a partire da Melfi, che oggi vive le difficoltà più grandi.” La Tiberina, però, è solo l’ultimo caso, Il 26 novembre, sempre al Ministero, ci sarà il tavolo per la Brose, altra azienda dell’indotto in difficoltà mentre, a Melfi, continuano il loro presidio permanente gli addetti della Pmc su i cui 95 lavoratori pesa il licenziamento. “Il problema dell’indotto si sta facendo più acuto perché stiamo arrivando alla fine di tutte le casse integrazioni. Siamo anche al punto di verificare le commesse che hanno preso. Per questo chiediamo che le aziende che non hanno preso commesse devono essere riconvertite. E per questo sia Stellantis sia il Governo centrale sia la Regione devono fare sinergia per trovare una soluzione per tutelare l’occupazione” spiega il segretario regionale della Fim Cisl, Gerardo Evangelista, ribadendo anche come “il sindacato si sia attivato per scongiurare una situazione che è amara”.
Insomma, verificate le commesse per i nuovi modelli se queste non dovessero essere sufficienti per i sindacati per sostenere le aziende dell’indotto l’impegno da portare avanti è quello della riconversione industriale, di nuove produzioni che possano servire a tutelare i posti di lavoro. “La strada da percorrere è questa, ma senza dimenticare che molte aziende che sono specializzate nell’automotive hanno difficoltà a riconvertirsi. Bisogna aiutarle ed accompagnarle per trovare le soluzioni migliori per evitare la perdita dei posti di lavoro. E’ una situazione da non sottovalutare, noi stiamo lavorando in questa direzione, perché siamo a fine anno, per molte di loro il 2026 potrebbe non portare a nuovi ammortizzatori sociali. Inoltre, va fatto un appello a Stellantis perché vengano garantite le nuove commesse” aggiunge il segretario della Uglm di Potenza, Giuseppe Palumbo. La situazione, dunque, resta critica. E mentre i lavoratori restano in presidio nelle diverse aziende sono in molti a guardare alle prossime settimane con attenzione per capire cosa accadrà all’indotto lucano dell’automotive.