“La mia assistita è pronta a risarcire le persone se ha provocato un danno, ma non si tratta di centinaia di telefoni venduti”. L’avvocato Sergio Lapenna spiega così la posizione dell’ex tesoriera del Cral dell’Università degli studi della Basilicata finita al centro dello scandolo del circolo dei dipendenti dell’Ateneo lucano con la Wind che chiede il pagamento di 250mila euro per l’acquisto di centinaia di telefoni.
La vicenda risale al luglio dello scorso anno quando i soci del Cral - che avevano aderito ad una convenzione con la Wind - si sono visti bloccare 200 telefoni e numeri collegati. La compagnia telefonica, infatti, contestava il mancato pagamento di alcuni apparecchi associati al contratto che, invece, erano stati rivenduti online dalla tesoriera del circolo (una dipendente amministrativa dello stesso ateneo estromessa nell’agosto dello scorso anno dal direttivo del Cral) come emerso dalle verifiche effettuate dopo la denuncia presentata dalla presidente del Cral, la professoressa Paola D’Antonio.
“Noi come Cral siamo estranei alla vicenda, siamo parte lesa ed abbiamo subito un grosso danno dovuto all’impossibilità di usare il telefono” sottolinea la presidente del circolo ricreativo dei dipendenti, D’Antonio, mentre circa 15 dipendenti dell’Università degli studi della Basilicata si sono rivolti al giudice di pace avviando un contenzioso civile sulla vicenda. Sarà la Magistratura, dunque, a decidere sull’inchiesta e sul pagamento dei telefonini Wind.