la notte di san Silvestro

Per Capodanno macché champagne: i consigli dall'enologo lucano che piace a Forbes

alessandro boccia

«Sarebbe opportuno cambiare vino ad ogni portata. Così si esaltano i piatti stessi». Parola di Fabio Mecca, originario di Barile, «enologo da attenzionare» per la rivista più famosa al mondo

Il Capodanno è ormai alle porte, e con esso una serie di scelte indispensabili per l’organizzazione del cenone: cosa cucinare, come apparecchiare, ma soprattutto cosa bere. Abbiamo chiesto qualche consiglio a Fabio Mecca, originario di Barile, che Forbes, la rivista più famosa al mondo su classifiche, cultura, economica e storie imprenditoriali definisce «enologo da attenzionare».

Prosecco, champagne o spumante? Cosa sorseggiare per il brindisi del cenone dell’ultimo dell’anno?

«Certamente la bollicina non deve mai mancare, anni fa poter bere uno champagne era sinonimo di lusso , ora non è più così, si bevono ottimi champagne a ottimo prezzo e grandi metodo classico italiani di importante valore economico. Dal mio punto di vista è un discorso di gusto, occorre avere una certa «preparazione» per poter bere champagne, ho conosciuto persone che pur aprendo grandi champagne sono rimasti delusi, ma solo perché non hanno conoscenza enologica. Il mio consiglio è quello di bere ciò che piace».

Il resto della cena, se a base di pesce, accompagnarlo con cosa?

«L’Italia enologica esprime grandi vini bianchi, in ogni regione è possibile trovare importanti vini bianchi; occorre affidarsi o ai grandi nomi così da non sbagliare per affidabilità e coerenza stilistica o conoscere sempre il produttore così da non avere sorprese. Certamente non deve mai mancare un grande bianco del Sud come una Falanghina o Pecorello, anche in questo caso il produttore farà la differenza sull’affidabilità del vino».

È corretto bere lo stesso vino per tutte le portate? O consiglia di cambiarlo di volta in volta?

«Consiglio sempre di cambiare vino ad ogni portata sia per avere un gioco durante la cena e una fonte di dialogo, ma anche perché è possibile esaltare i piatti stessi cambiando vini».

E se la cena è base di carne, cosa consiglia?

«Qui può essere più difficile sbagliare, bisogna tenere sempre d’occhio il grado alcolico del vino e se possibile l’affinamento che il vino fa. È opportuno sempre iniziare da rossi d’annata per poi arrivare a vini rossi con qualche vendemmia in più, quello che importante è avere la giusta temperatura, tra i 16 e 18 e aprire sempre un po’ prima».

Sono sempre di più coloro i quali preferiscono sorseggiare prosecco durante tutta la cena. Come lo spiega?

«Moda e gusto, molti prosecco sono extra dry, quindi con un tenore zuccherino importante e mai oltre i 12 gradi alcolici, l’insieme di queste due condizioni determina di avere un vino piacevole nelle beve , senza impegno, e che accomuna tutti i palati».

Gli spumanti e i prosecchi lucani hanno qualcosa da invidiare a quelli più conosciuti?

«L’unica cosa che possono invidiare è la notorietà che hanno altri vino o altri territori, se pur però negli ultimi anni c’è una importante presa di coscienza di quanto sta avvenendo nella spumantistica lucana, anche in questo caso l’etichetta può darci indicazioni, in primo luogo se lo spumante è stato prodotto in loco o presso altri stabilimenti, ciò non determina la qualità ma può essere una indicazione».

Segue più di 20 cantine in Italia, cosa di augura da enologo per il 2024?

«Certamente che non si ripeta il disastro del 2023, credo che non sia ancora chiaro per il mondo politico e dirigenziale il danno che il comparto ha subito, confermo che la situazione è veramente tragica. Occorre ora ripartire subito in vigna con potature attente e ragionate e trattamenti preventivi calibrati sin da subito».

Lei cosa berrà per festeggiare la fine dell’anno?

«Qualche idea c’è, certamente Italia, utilizzo sempre questi giorni per approcciare nuovi vini ed unire l’utile al dilettevole, degusto e studio nello stesso tempo».

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