POTENZA - Muoversi a piedi nella città verticale si può. Nonostante le salite e le discese impegnative. A patto però di adottare una serie di accorgimenti per rendere sicuri e pienamente fruibili i percorsi pedonali. È uno dei capisaldi del Pums, il piano urbano della mobilità sostenibile, che ha iniziato in questi giorni il suo iter nelle commissioni consiliari del Comune di Potenza.
Il Pums, infatti, sulla base della filosofia che «prima o poi siamo tutti pedoni», assegna priorità assoluta alla «riduzione del traffico motorizzato individuale a vantaggio delle modalità più ecocompatibili a partire dalla mobilità pedonale con particolare attenzione a quella delle categorie più deboli della popolazione». Il Pums propone la redazione di un vero e proprio pro-getto di Wayfinding (cognizione spaziale) specificamente indirizzato alle utenze più vulnerabili, come bambini, anziani, soggetti a ridotta capacità motoria o sensoriale di ogni età, «finalizzato ad orientare gli utenti nel muoversi correttamente all’interno della città». Questo anche perché dal questionario conoscitivo somministrato circa un anno fa alla popolazione potentina, è emersa «da parte dei cittadini la domanda di qualità dello spazio urbano finalizzata a realizzare le condizioni propedeutiche allo sviluppo della mobilità pedonale per gli spostamenti di corto raggio (entro i 15’ a piedi)». E questo in tutti i quartieri della città, senza distinzione.
Ma come si pensa di incentivare la mobilità pedonale? Il Pums parla della «realizzazione di una mappa “MetroMinuto” in cui la rete dei principali percorsi pedonali verrà trattata come una vera e propria “metropolitana” riportando i percorsi, i poli che essi connettono e i relativi tempi di percorrenza. La mappa sarà inserita nei pannelli turistici posti all’interno della città e presso tutte le fermate del trasporto pubblico assieme alla mappa della rete delle linee autobus. I percorsi con i rispettivi nomi e colori saranno richiamati con appositi pannelli integrativi sulla segnaletica verticale in modo da “guidare” i pedoni nel loro percorso».
Lo sviluppo della pedonalità di quartiere secondo il Pums, tra l’altro, «è in grado di produrre benefici indiretti anche sul commercio al dettaglio sostenendo la rete dei negozi di vicinato e un complessivo innalzamento della qualità urbana. Questa linea d’intervento ha un elevato valore sociale essendo finalizzata ad educare le giovani generazioni alla mobilità pedonale e a contribuire al mantenimento di autonomia negli spostamenti e di relazioni sociali di prossimità anche da parte di anziani che vedono progressivamente ridotte le proprie capacità psicofisiche».
Un discorso a parte merita il “piedibus”, che è stato già sperimentato a Potenza prima del Covid. Si tratta di «un’attività di accompagnamento dei bambini più piccoli a scuola lungo percorsi organizzati che prevedano delle vere e proprie fermate in punti del quartiere», con relativa segnaletica orizzontale e verticale. Diversi i risultati attesi, come «ridurre la sosta selvaggia attorno agli istituti scolastici e alla riduzione del traffico in prossimità degli stessi», ridurre «il numero degli incidenti stradali» e «migliorare la propria educazione stradale e aumentare le proprie competenze e capacità sociali».