Nel Potentino
Chiaromonte punta a valorizzare la torre campanaria del «Sagittario»
Qui il tempo sembra essersi fermato. Nasce un’associazione per promuovere l’area
CHIAROMONTE (Potenza) - I luoghi sono indissolubilmente legati alle persone. Se le persone vanno via anche i luoghi muoiono. Ma se i luoghi vengono valorizzati allora anche le persone sono incentivate a restare». Lo ha detto Antonio Appella, neo presidente di un’associazione culturale appena costituita che ha nel nome l’oggetto del suo lavoro: associazione «Abbazia Santa Maria del Sagittario».
Nel territorio di Chiaromonte, ma in un luogo molto vicino geograficamente a San Severino Lucano, c’è un luogo in cui si respira la storia di un intero territorio: il «Sagittario» è un luogo in cui, per certi versi, il tempo pare essersi fermato, anche se quello che resta dell’antica Abbazia è qualche rudere tra cui spicca, imponente, la torre campanaria. Intorno a queste pietre nei decenni ha resistito una comunità di ormai poche persone (una trentina in tutto residenti più o meno stabilmente), per cui però fortissimo è il legame nei confronti della storia di questo luogo. Per questo è nata l’associazione che , attraverso la partecipazione attiva di tanti, vuole raggiungere un grande obiettivo: valorizzare il «Sagittario» per non farlo morire.
«Questo luogo è attualmente è in uno stato di quasi abbandono - spiega il presidente Appella - ma rappresenta l’identità storica del nostro territorio, era un punto di riferimento spirituale, culturale ed economico di tutto l’Alto Sinni. Siamo tutti in debito verso questo luogo».
La presentazione dell’associazione è avvenuta in una iniziativa preceduta da un incontro culturale in cui si è parlato della grande eredità sociale e culturale di questo luogo e che ha visto la partecipazione straordinaria di Monsignor Sergio Pagano, vescovo di Celene e Prefetto dell’archivio apostolico Vaticano assieme a don Antonio Appella (omonimo del presidente dell’associazione), direttore della commissione diocesana per i beni culturali e l’arte sacra.
«Per secoli i contadini si sono formati vicino ai monasteri e hanno progredito anche civilmente accanto ai monaci» ha spiegato Monsignor Pagano.
«Era prima di tutto molto forte la dimensione spirituale - spiega don Appella - con la devozione della Vergine Santissima ma anche un Santo, il Beato Giovanni da Caramola, che erano per le popolazioni un punto di riferimento. I cistercensi, inoltre, erano abilissimi nelle tecniche di costruzione, nelle tecniche agricole e il loro sapere confluiva sul «Sagittario» e, di conseguenza, sulle popolazioni».