Scomodo perché dal pensiero libero
Potenza, Pesce racconta Pasolini nel «Doppio boom» al Covo degli Artisti
L’attore e regista Ulderico Pesce nello spettacolo teatrale «Doppio boom: Pasolini» si muove su un doppio filo, raccontando il «boom economico» dell’Italia, che il poeta friulano legge come «una perdita di memorie e identità» e il boom, il rumore sordo che ha spezzato la vita di uno dei più grandi artisti italiani.
POTENZA - Scomodo perché dal pensiero libero. Indipendente e reazionario nel tempo delle divisioni storiche e delle grandi ideologie del Novecento, dalle quali era pericoloso anche il solo discostarsi. Ma Pier Paolo Pasolini, l’intellettuale, il saggista, il regista de «Il Vangelo secondo Matteo», non esitava a rimarcare il suo ruolo di intellettuale, e di scrittore «che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero». E se l’intellettuale viene meno a questo mandato «è un traditore».
L’attore e regista Ulderico Pesce nello spettacolo teatrale «Doppio boom: Pasolini» si muove su un doppio filo, raccontando il «boom economico» dell’Italia, che il poeta friulano legge come «una perdita di memorie e identità» e il boom, il rumore sordo che ha spezzato la vita di uno dei più grandi artisti italiani. Pesce inizia la narrazione partendo dal 1961. «È l’anno dell’arrivo in Val Basento di Enrico Mattei che visita i pozzi di gas di Pisticci e mette la prima pietra dell’industrializzazione della valle, trasformando i contadini in operai. L’anno successivo Mattei morirà per «disastro aereo». Pasolini in «Petrolio», arriva a sostenere che Mattei era stato assassinato dai poteri forti, e da Eugenio Cefis, che prenderà il suo posto a capo dell’Eni».
Un «omicidio» avvenuto nel 1962, che per Pasolini, «segna l’inizio delle grandi stragi organizzate dal potere politico che porteranno ai massacri di Milano, Brescia, Bologna e a un’infinità di misfatti che hanno avuto l’obiettivo di permettere ad alcuni di impossessarsi del potere e di tenerlo saldo nelle proprie mani usandolo per interessi personali». Per raccontare questa buia pagina della storia italiana, Pesce non si è fermato alla lettura dell’ultimo romanzo di Pasolini, ma è andato più a fondo, scavando negli archivi e tra le carte dimenticate.
«Sono andato dove sono oggi la carte dell’intellettuale, nel Gabinetto di Essaux, a Firenze. Ho analizzato i suoi articoli e le sue opere. Tra le carte di Pasolini, mi ha colpito la fotocopia di un libro che stava leggendo, «Questo è Cefis» di Giorgio Steiner, scrittore mai esistito. Pubblicato negli anni ’60 è stato in libreria solo un giorno, poi nessuna traccia, neanche nella Biblioteca nazionale di Roma. È un libro scomodo in cui si sostiene che Cefis, prendesse soldi dallo Stato e dall’Eni per finanziare le grandi stragi italiane ma parla anche della morte di Enrico Mattei, sostenendo che Cefis avesse contribuito al suo assassinio. Pasolini ne rimane così impressionato che riporta fedelmente alcune parti nel romanzo Petrolio». Insomma un lavoro che riapre questioni sospese «per riportare alla luce verità importanti- dice Pesce- Le sole in grado di cambiare il volto e la storia del nostro Paese». Lo spettacolo sarà portato in scena sui palcoscenici dei teatri italiani e sarà riproposto in Basilicata oggi, giovedì 25 maggio 2023, a Potenza, nel Covo degli Artisti. Seguirà il 9 giugno «I sandali di Elisa Claps».