Lo scenario

Bonus, contributi e tasse zero: i Comuni lucani «corteggiano» così i potenziali nuovi residenti

Massimo Brancati

Spopolamento inesorabile della Basilicata. I piccoli paesi cercano soluzioni per non sparire

POTENZA - Venghino signori, venghino. Se fosse stato contemporaneo, Gaetano Donizetti avrebbe potuto trovare ispirazione nei sindaci lucani per creare il personaggio del dottor Dulcamara de «L'elisir d'amore», la sua più famosa opera comica, scritta nel 1832. Sì, perché i primi cittadini della Basilicata, come in passato facevano gli imbonitori di spettacolini teatrali o circensi, stanno facendo i salti mortali per convincere ad abitare nei loro paesi. Non arrivano al «più pilu per tutti» di Cetto La Qualunque, ma davvero offrono il massimo: sconti sulle tasse, contributi a fondo perduto, bonus bebé, agevolazioni varie per l’insediamento di attività produttive. Tutto per cercare di frenare lo spopolamento: solo nel 2022 hanno lasciato il territorio lucano circa 2mila persone per un trend che proiettato al 2030 determinerebbe il tanto temuto «crac demografico», portando la popolazione residente sotto i 480mila abitanti, vale a dire ai livelli dei primi dell’Ottocento.

L’ultimo sindaco, in ordine di tempo, a tentare la carta dell’incentivo è Antonio D’Amelio, primo cittadino di Montemilone (Potenza). Si tratta di un contributo di 5mila euro a chiunque intenda trasferire in paese la propria residenza o la dimora abituale. D’Amelio s’inserisce nel solco tracciato da altri colleghi, a cominciare da Christian Giordano, giovane sindaco di Vietri di Potenza e attuale presidente della Provincia. Oltre al contributo di 5mila euro, che può crescere con la presenza in famiglia di minori di 14 anni, il sindaco ha previsto l’esenzione della Tari per cinque annualità. Anche i Comuni più grandi, quelli sopra i 5mila abitanti, sono in fermento su questo fronte. Melfi, ad esempio, città che gravita attorno all’orbita dello stabilimento Stellantis (ex Fiat), ha messo a punto in questi anni un programma ambizioso dai risultati, però, ancora tutti da decifrare. Agli aspiranti nuovi residenti destinate importanti agevolazioni fiscali ma anche un incentivo finanziario con un contributo fino a 250 euro al mese per l’insediamento nel centro storico o di 150 euro al mese per trasferimenti al di fuori del borgo. Fondi erogati sotto forma di rimborso di utenze o servizi comunali (piscina, mensa scolastica, scuolabus, teatro, tributi comunali e bolletta elettrica). Tra le misure previste anche l’esenzione dalla tassa sui rifiuti per tre anni e la riduzione del 60 per cento dell’Imu nei confronti del proprietario dell’abitazione affittata ai neo melfitani.

Ma, a giudicare dall’impietosa statistica demografica, tutti questi tentativi non hanno arginato il fenomeno dello svuotamento. Che fare? «I sindaci continuino a mettere in campo tutte le possibili agevolazioni - dice Giordano -. Nel contempo dobbiamo valorizzare gli aspetti positivi dei nostri territori. Aspetti che riguardano la qualità della vita, il buon cibo, l'aria, l'acqua». Quanto al lavoro che manca e che costituisce il primo fattore di allontanamento dei giovani, il presidente della Provincia di Potenza suggerisce di aggirare l’ostacolo: «Innanzitutto noi cerchiamo di offrire un contesto urbano sereno e vivibile. Si punti sullo smart working che è una grande opportunità. I piccoli comuni potrebbero realizzare spazi di co-working per lavorare qui, in piccoli centri, ma proiettati nel mondo».

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