Nuove tecnologie in Basilicata

Zootecnia: « Il futuro del Vulture Melfese siamo noi, non il settore automotive»

Giovanna Laguardia

Di Ciommo: «Confagricoltura si candida a riconvertire gli operai». Oggi una vacca da latte si gestisce con la telemetria, proprio come le auto di Formula 1. Ma le aziende del Vulture Melfese scontano una grave carenza di personale specializzato

LAVELLO (Potenza) - Il vero futuro del Vulture Melfese non sta in un settore automotive sempre più in affanno, ma nella zootecnia. Quella «emancipata e di filiera». Che però sconta, come molti altri settori agricoli, una carenza di personale qualificato che ormai sta diventando cronica. È l’analisi lanciata da Marcello Di Ciommo (Confagricoltura), pluridecorato allevatore di Lavello, titolare dello storico marchio caseario Posticchia Sabelli, dalle pagine della Gazzetta. Per ovviare alla quale Di Ciommo lancia un’idea: «Ora che l’industrializzazione del Vulture-Melfese sta segnando il passo, il colosso del settore automobilistico sta incentivando l’esodo di personale. Che spesso fatica a reinserirsi nel mondo del lavoro e a riqualificarsi. Noi come Confagricoltura siamo disponibili a mettere in campo programmi di riqualificazione come tecnici in agricoltura. In molte imprese del Vulture-Melfese che fanno filiera c’è prospettiva di fare carriera stabilmente e in maniera soddisfacente».

Insomma, dai motori alle stalle il passo potrebbe essere più breve di quel che comunemente si pensa. Anche perché, come conferma lo stesso Di Ciommo, oggi una vacca da latte si gestisce con la telemetria, proprio come una vettura di Formula 1. «Nel Vulture Melfese - spiega l’allevatore - ci sono forti criticità legate alla mancanza di manodopera qualificata. Non parliamo di carenza di braccia, perché quella è stata coperta dagli stranieri, ma soprattutto di cervello, perché le innovazioni tecnologiche si stanno diffondendo sempre di più in agricoltura, in tutti i settori. Pensiamo ad esempio alla gestione moderna dell’irrigazione, che avviene attraverso sofisticatissimi sistemi computerizzati. Le figure che oggi mancano in agricoltura sono proprio quelle qualificate ad utilizzare le nuove tecnologie».

Il motivo di tali carenze, secondo Di Ciommo, è presto detto: «È una questione culturale. La formazione, in primis quella scolastica, è andata in una direzione diversa da quello che necessita realmente alle attività produttive. Ci siamo illusi, non solo in Basilicata ma in tutta Italia, che la terziarizzazione potesse essere la soluzione di tutti i problemi. Nel Vulture-Melfese, poi, l’avvento dell’automotive negli ultimi decenni non solo ha dragato una intera generazione di maestranze agricole qualificate ed ha impedito, di fatto, il ricambio generazionale in agricoltura. E ora sta segnando il passo».

Ma quali sono le figure di cui si sente maggiormente la mancanza in un’area come il Vulture-Melfese? «Si tratta - spiega Di Ciommo di una carenza generalizzata ad iniziare dal settore agricolo di base, che oggi presenta un’alta dotazione di tecnologia. Basti pensare che tutti i moderni mezzi agricoli sono dotati di sistema Gps. Non solo: la gestione di molti settori è ormai affidata ad attrezzature digitali. E poi servono figure che devono saper gestire la trasformazione dei prodotti, nelle aziende dove si fa, l’amministrazione, il packaging, la diffusione sui mercati. Abbiamo bisogno di tanto personale preparato, perché i dilettanti fanno perdere all’agricoltura lucana moderna efficienza, competitività e visione».

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