IL CASO

«Operazione Boomerang, tra Potenza e Pignola equilibri rotti»

Redazione online

Il pensiero del Procuratore distrettuale antimafia Curcio sull'attentato esplosivo al Bar a cui sono seguiti gli arresti di Datena e Miele

POTENZA - In seguito «all’assenza dei capi», quasi tutti detenuti, del clan potentino Martorano-Stefanutti e di quello pignolese dei Riviezzi, nella criminalità operante nel capoluogo di regione e nel paese limitrofo «gli equilibri si sono rotti». E’ stata questa una delle considerazioni fatte dal Procuratore distrettuale antimafia di Potenza. Francesco Curcio, nella conferenza stampa sull'operazione «Boomerang». Stamani, la Polizia ha eseguito gli arresti di Marco Datena e Gennaro Miele, ritenuti responsabili dell’attentato esplosivo avvenuto ai danni di un bar di Potenza, la notte fra il 9 e il 10 aprile scorso.

La considerazione del procuratore Curcio sui rapporti tra i due clan, «che fino a prima degli arresti dei capi erano diplomaticì», va messa in riferimento anche alla giovane età dei due arrestati, poco più che ventenni, e ritenuti dagli investigatori «riconducibili» al clan Riviezzi. In particolare, alcune settimane prima dell’attentato esplosivo uno dei due, Datena avrebbe avuto una lite con Michele Scavone, «vicino al clan Martorano-Stefanutti» e considerato dagli investigatori il reale proprietario del bar colpito.
Durante l’incontro con i giornalisti,. Curcio, insieme al pm Gerardo Salvia, ha sottolineato il «grande orgoglio» per essere riusciti «in tempi rapidi, 60 giorni» a trovare una risposta a un «evento criminale non solito per la città di Potenza». Alla conferenza stampa hanno partecipato anche il Questore di Potenza, Antonino Pietro Romeo, e i dirigenti della Squadra mobile del capoluogo lucano, Marco Mastrangelo e Antonio Mennuti.

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