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I profughi accolti in Basilicata rientrano per contribuire alla ricostruzione: «Torniamo per lavorare, Zelensky ci darà la casa»

 
Enzo Fontanarosa

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Enzo Fontanarosa

I profughi accolti in Basilicata rientrano per contribuire alla ricostruzione: «Torniamo per lavorare, Zelensky ci darà la casa»

l'ucraina Natalia Hannych con la sua "mamma italiana" Ninetta Petrone di Anzi (PZ)

È quanto farà nei prossimi giorni Natalia Hannych, 36 anni, che da metà marzo è in Basilicata, ad Anzi, esule insieme alle figlie di 12 e 10 anni e a sua madre

Mercoledì 13 Aprile 2022, 12:05

Appare un controsenso, ma molti ucraini fuggiti all’estero ora fanno ritorno a casa. È in atto un controesodo verso le città liberate dalle truppe russe che, ritiratesi dalle zone a nord di Kiev, vanno concentrandosi nel sud-est. Tantissimi profughi, per lo più donne e bambini, ma anche uomini over 60, tornano anche per verificare se hanno ancora una casa in cui vivere. Forte è la motivazione di combattere l’invasione russa non con le armi convenzionali, ma con quelle del lavoro e della buona volontà per contribuire alla rinascita della Nazione.

È quanto farà nei prossimi giorni Natalia Hannych, 36 anni, che da metà marzo è in Basilicata, ad Anzi, esule insieme alle figlie di 12 e 10 anni e a sua madre. Qui non è una rifugiata qualunque, perché nel paese dell’area del Camastra lei si sente effettivamente a casa. «Ad Anzi giunsi con altri coetanei la prima volta a 9 anni come “bambina di Chernobyl” – racconta –. Vivevo in un paese a soli 7 km dalla Bielorussia e a 60 km dal reattore nucleare. In Basilicata si aprirono le porte della famiglia Petrone: mi accolsero come una figlia». Primo di vari soggiorni terapeutici, crescendo è tornata più volte, consolidando il legame viscerale: «Ad Anzi c’è Ninetta, la mia “mamma italiana”. Il resto dei suoi familiari li considero miei parenti». Questa volta il suo viaggio non è stato solo per il piacere di stare con persone carissime. «Io, mia madre Irina e le mie piccole Diana e Yelyzaveta, siamo arrivate in Italia il 15 marzo, partendo da Leopoli e passando dal confine polacco. Ero stata esortata a venire già dall’inizio della guerra, però prendevo tempo, non sapevo come fare con i miei genitori, che vivono ancora lì, vicino al confine. Io, invece, abito a sud di Kiev. Ci siamo poi ricongiunti tutti a Leopoli dove vive uno zio. Qui per tre giorni abbiamo vissuto i bombardamenti e ho visto mia madre stare male, spaventata al punto da non parlare più. Allora ho deciso che dovevamo provare ad arrivare dagli amici di Anzi, quanto meno per ritrovare l’equilibrio e la tranquillità e non pensare agli orrori».

Dopo neppure un mese lontano dalla guerra, il rientro: «Subito dopo Pasqua, ritorniamo tutte in Ucraina. Mia madre è cancelliere del consiglio comunale e sovrintende a ben sette villaggi, e deve svolgere verifiche agli immobili secondo quanto stabilito dal presidente Zelensky che ha detto che aiuterà i senza casa con denaro o dando un’altra abitazione gratuitamente o a costi esigui. Lei in questo mese ha seguito da Anzi ciò che accadeva, ora è attesa per iniziare con altri responsabili locali le verifiche, per poi rapportarsi agli uffici governativi».

Anche Natalia deve partire: «Il mio lavoro lo richiede. Sono laureata in Marketing e seguo la contabilità e le attività di un consorzio di coltivatori di grano e mais, che hanno ripreso ad arare e seminare dove, respinti i russi, c’è una certa tranquillità. I miei connazionali stanno ritornando con lo spirito di far rinascere l’Ucraina». Le due donne e le bambine potranno ricongiungersi con Volodimir, il padre di Natalia. «Avendo 63 anni, poteva passare il confine, ma ha preferito stare accanto a mio fratello Sergei che, da meccanico, contribuisce alla causa riparando i mezzi militari e portando rifornimenti e viveri ai soldati a Kiev». E poi, «le mie bimbe iniziano a soffrire di nostalgia e pur se ad Anzi si trovano benissimo, coccolate da Ninetta e dai familiari, dalle maestre e dagli alunni dell’Istituto che le hanno accolte, desiderano riabbracciare il mio compagno».

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