LA STORIA

I bambini che raccontano il Covid ad Avigliano

Luigia Ierace

L’eredità di due anni di pandemia vissuta dai banchi di una scuola di provincia

«In questi due anni ho imparato una cosa: l’uomo è un disastro!». Inizia con queste parole il tema di una bambina di 9 anni della classe V A della primaria dell’Istituto comprensivo «Silvio Spaventa Filippi» di Avigliano. In testa al foglio il titolo: «Il Covid». Colorato con la penna a spirito e vicino il disegnino di «questa cosa chiamata Covid-19 che non sapevo cosa fosse quando a marzo 2020 si iniziò a chiudere negozi, scuole, lì cominciò il panico più totale... il 2021 è stato bello perché non avevo ancora preso il Covid-19... dopo due anni l’ho preso anche io».

UN CARICO DI EMOZIONI - Scorre nei testi sul Covid che le insegnanti Gelsomina Salluzzi e Carmela Scotto Di Santolo hanno fatto realizzare ai loro alunni in classe e che hanno deciso di condividere con la Gazzetta per aprire una riflessione non solo tra di loro ma anche al di fuori dell’ambito scolastico. Ricordi, ansie, paure, ma anche piccole gioie. «Nel 2020 ero felice perché io ero piccola e per me il Covid era meno pericoloso, ma poi sono stata triste per i miei nonni... le nostre abitudini sono cambiate: bisognava indossare la mascherina, non toccarsi gli occhi... igienizzarsi le mani... facevamo la Dad, ma la connessione non andava e quindi dovevamo uscire e rientrare nella lezione». Poi il Covid-19 ha cominciato a colpire anche i più piccoli e a diffondersi rapidamente in classe. «Avevo così paura che non uscivo neanche sul balcone». «Era orribile stare a casa... sembrava di stare in una prigione». «Anche io ho preso il Covid, ma lievemente. È passato molto presto, per fortuna».

I MOMENTI FELICI - In bella scrittura i bambini raccontano i loro vissuti, fatti anche di momenti di serenità in famiglia. «Se era bello il tempo con i nostri genitori facevamo lunghe passeggiate per i sentieri di campagna. Poi nella serata guardavamo il bollettino della Protezione civile e dopo aver mangiato, dicevamo il rosario». Ma anche di un quotidiano in cui scoprivano il gioco. «Io tagliavo la barba e i capelli al mio papà». «Però durante la quarantena ho fatto molte cose che non pensavo di fare: preparare dolci, fare le video-chiamate, giocare con mio fratello». E poi le tante feste mancate, come il compleanno «proprio 5 giorni dopo l’arrivo delle restrizioni». E i ricordi di immagini indelebili. «Mi è rimasta impressa l’ambulanza che venne dai miei vicini: uscirono gli infermieri con indosso una tutona bianca completamente chiusa dalla testa ai piedi, tanto che non si poteva vedere neppure il viso». «Come mio fratello che, dopo un mese dalla nascita, ha dovuto vederci con i volti coperti». E poi lo strano significato dei termini «positivo» e «negativo». «Prima mi chiedevo come mi in una situazione così critica ci potesse essere del positivo». La composizione diventa un diario in cui giorno dopo giorno scorre l’evoluzione della malattia, le prime avvisaglie, la febbre a quaranta, i dolori, mal di ossa, mal di testa, mal di pancia, i tamponi, gli spazi di casa da dividere, l’isolamento, le telefonate all’Asp, al medico di famiglia, la tende del Qatar, la lunga fila di auto, la positività.

LA LIBERTA' - «E mentre i miei compagni di classe erano tornati a scuola dopo il Natale, io ero ancora in Dad. Poi finalmente sono tornato libero». Il desiderio che «questa strana malattia si trasformi in un piccolo raffreddore, per tornare alla normalità». Invece, «abbiamo la sensazione che non finirà mai. La scuola non è più la stessa, non possiamo stare vicini ai compagni neppure alla ricreazione». Ma ai nonni va sempre il loro pensiero. «La prima visita è stata a loro». «Sono contenta che il vaccino ci ha fatto stare con i nonni che dall’inizio della pandemia non vedevamo più». Consapevolezza e responsabilità. «Nella mia famiglia ci siamo vaccinati tutti, prima gli adulti e poi anche noi».

LA SPERANZA - Parole che invitano alla riflessione. «Non so cosa succederà nei prossimi mesi, ma penso che dobbiamo cercare di vedere questa situazione come un’opportunità per imparare dai nostri errori e non ritornare semplicemente alla nostra vita di prima, ma inventarne una nuova, migliore della precedente». Ma c’è la consapevolezza dell’oggi. «Ad Avigliano ci sono tantissimi positivi e come se non bastasse siamo nel 2022 e c’è la guerra tra Ucraina e Russia». Ma aprono anche alla speranza. «Questa situazione inaspettata mi ha insegnato che nella vita ci possono essere degli ostacoli ma che insieme possiamo affrontarli».

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