L'intervista

Dai banchi alla fabbrica l’esperimento di Tito

Luigia Ierace

Simbiosi vincente tra la scuola e il mondo del lavoro. Ecco come

C’è il lavoro ma le aziende non trovano i profili professionali richiesti. Domanda e offerta non si incontrano. Eppure, puntando su un’efficace alternanza scuola-lavoro, l’area industriale di Tito Scalo vicino Potenza, è diventata un modello di sviluppo innovativo che riesce a mettere in relazione il mondo delle imprese con il sistema formativo lucano. Un tessuto imprenditoriale eterogeneo che spazia su 59 mila metri dalla meccanica, alla chimica e farmaceutica, informatica, elettronica, agroalimentare, giocattoli, logistica, con punte di eccellenza di rilevanza internazionale, e che guarda con interesse agli istituti superiori del Potentino, all’Università della Basilicata e ai Centri nazionali di ricerca. Da insegnante prestata alla politica, l’assessora alle Attività produttive del Comune di Tito, Giusy Laurino, ha creato un sistema virtuoso che porta risultati e occupazione.

Ed è un “modello” che interessa aziende, sindacati e mondo dell’istruzione
«Mondi che spesso non si incontrano con la conseguenza che i profili professionali di cui hanno bisogno le aziende non corrispondono a quelli offerti dal sistema scolastico e universitario lucano. E se non c’è dialogo, il paradosso è che pur essendoci il lavoro, le imprese attingono il personale necessario fuori regione e i lucani lasciano la Basilicata per trovare un lavoro, che potrebbe essere dietro l’angolo».

E così è andata al nocciolo del problema?
«Nel confronto con le aziende sono emersi i fabbisogni e la criticità dell’area: la difficoltà comune di trovare manodopera, diplomati, ma anche ingegneri meccanici, elettronici, informatici, chimici e farmacisti. Forte della mia esperienza con i giovani e dovendo occuparmi di un’area industriale mal curata e mal gestita, l’unica possibilità per il Comune di Tito era di rivalutarla investendo sui giovani e di farla diventare pilota nell’alternanza scuola-lavoro. Insomma un nuovo volto per un’area che con la recente riformulazione passerà da Sito di interesse nazionale (Sin) a Sito di interesse regionale (Sir), con 90 aree private, di cui 86 hanno già il piano di caratterizzazione».

E i risultati sono già arrivati?
«Il percorso, avviato nello scorso anno scolastico, prima del lockdown, dialogando con le imprese e mettendole in relazione in modo mirata in base agli effettivi bisogni aziendali, con gli istituti superiori del Potentino, ha visto, nonostante la pandemia, dopo un breve percorso, su 140 studenti, una trentina assunti a tempo indeterminato nelle maggiori aziende dell’area».

E da allora la rete di rapporti si è estesa?
«Si è ampliata l’offerta, dopo quella positiva e inaspettata esperienza. Non solo istituti tecnici e professionali (Iis Einstein-De Lorenzo, Ipsia Giorgi di Potenza e Iis di Lauria), ma anche i licei, l’Iis Da Vinci-Nitti e l’Agrario di Potenza. Ed è aumentata la domanda: da Hitachi Rail a Omnia Work, Gruppo Elemaster, Maggio, Stm, Materya, Crisci. Alcuni si sono impegnati ad assumere».

Il Covid-19 ha frenato questo percorso?
«Questi mesi preparatori sono stati fondamentali per rafforzare la simbiosi tra amministrazione comunale, mondo dell’istruzione e aziende. Con la ripresa delle lezioni in presenza, è partita l’alternanza scuola-lavoro on line. Ma le imprese sono pronte a procedere in presenza».

Dalle scuole all’Università?
«Andando avanti è emersa la necessità di interloquire anche con l’Università della Basilicata, disponibile ad avviare altri tirocini formativi e dottorati industriali, cui guardano con interesse le aziende, pronte a finanziare nuovi progetti. Il Comune ha stimolato il dialogo tra gli stessi attori dell’area industriale. Ho messo in contatto Hitachi Rail e Cnr che aprirà i suoi laboratori a una collaborazione tra impresa e ricerca, oltre che alle scuole. Del resto il ruolo della politica è creare reti di relazioni, facendo da ponte tra le diverse istituzioni».

Saranno coinvolti altri enti?
«Sono in contatto con la Provincia di Potenza per un servizio navetta per il trasporto degli studenti dal capoluogo all’area industriale e ho coinvolto anche consulenti societari per offrire alle aziende ulteriori supporti per la partecipazione a bandi nazionali ed europei».

Il suo sogno?
«Mi piacerebbe che Tito diventasse il polo dell’alternanza scuola-lavoro per le inespresse possibilità dell’area industriale. Indispensabile sarà il sostegno della Regione che deve guardare a nuove politiche di sviluppo nei processi di industrializzazione, senza dimenticare che l’incertezza e la necessità di una ripresa economica non può che partire dai giovani».

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