per non dimenticare

Melfi, ricordato 30 anni dopo il sacrificio del brigadiere Cezza

Redazione online

Il carabiniere fu ucciso nel 1990 dopo essere intervenuto per una rissa

MELFI - Il sacrificio del brigadiere dei carabinieri Antonio Cezza, ucciso il 17 luglio 1990 nella villa comunale di Melfi dopo essere intervenuto - mentre era libero dal servizio - per sedare una violenta rissa, è stato ricordato oggi in una cerimonia alla quale hanno partecipato il padre e il fratello del sottufficiale, il comandante della Legione Carabinieri «Basilicata», generale di brigata Rosario Castello, e il comandante provinciale di Potenza, colonnello Nicola Albanese.

Cezza, che aveva 26 anni, era nato a Cursi (Lecce): quel giorno, a Melfi, affrontò «per primo un malvivente armato di fucile che, alla sua vista, esplose diversi colpi», ferendolo al viso: il giovane sottufficiale morì cinque giorni dopo nell’ospedale «San Carlo» di Potenza.

Gli fu conferita la medaglia d’argento al valor militare alla memoria: la motivazione lo indica come «fulgido esempio di elette virtù militari, altissimo senso del dovere e di generoso altruismo fino al supremo sacrificio». La cerimonia si è svolta in due momenti: la deposizione di un cuscino di fiori davanti alla stele che, nella villa «Sibilla», rricorda il sacrificio di Cezza, e una Santa Messa celebrata dal vescovo di Melfi-Rapolla-Venosa, monsignor Ciro Fanelli.

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