crisi ferrosud

«Più che strategico è un piano tragico»

Per la Uilm Uil, il gruppo ha tradito le attese per il rilancio aziendale

di Emilio Salierno

L’ultimo appello dei sindacati risale ad alcune settimane fa quando Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil lanciarono un nuovo allarme sul rischio del blocco produttivo dello stabilimento Ferrosud.

Le commesse sono agli sgoccioli e per Matera l’anno della capitale europea, il 2019, potrebbe segnare anche la morte di uno degli opifici storici della città. Con l’angoscia nel cuore, i sindacati andranno il 3 maggio prossimo al Dipartimento regionale delle politiche di sviluppo, a Potenza (inizialmente l’incontro era stato fissato per oggi) dove sono stati convocati per fare il punto sulla crisi della Ferrosud.

Saranno presenti i commissari giudiziale e liquidatore, Confindustria e i rappresentanti aziendali. La fabbrica è nella morsa delle procedure legate al concordato preventivo, che sono un intralcio alla piena operatività dell’azienda dislocata a Jesce, e dell’incubo la fine delle commesse possa portare nel giro di poco tempo alla chiusura definitiva della filiera produttiva. E intanto i lavoratori materani devono fare i conti con qualche “disguido” sui pagamenti mensili. «Ci hanno versato solo un acconto del mensile di marzo - dice Dino Mangieri, della Uilm Uil - , gli altri salari li abbiamo avuti ma con ritardi sulla data in cui normalmente dovrebbero essere percepiti. Questa situazione per noi non rappresenta certo un fatto clamoroso rispetto a quelle che erano le previsioni e quindi alle preoccupazioni che più volte e in più sedi abbiamo fatto presente per ribadire la gravità della situazione. Il nuovo presidente del gruppo, Pecci, avrebbe dovuto presentare mesi fa un piano strategico aziendale veramente credibile, ma praticamente non lo ha fatto e l’ossigeno non è così arrivato. Non solo - aggiunge Mangieri - perché proprio Pecci ha evidenziato la spaccatura tra l’attuale dirigenza e la proprietà.

In questo modo, più che un piano strategico ci troviamo di fronte ad un piano tragico. Abbiamo commesse ancora per qualche mese, sino a fine anno, più o meno, e dopo che cosa accadrà? Tra l’altro, è bene ricordare che il lavoro c’è solo per alcuni reparti della fabbrica, per la carpenteria e la verniciatura, ad esempio, abbiamo già adesso problemi».

Ed incombe sempre di più la questione societaria. «Il pacchetto azionario è stato revocato già da un po’ - sottolinea Dino Mangieri - e praticamente siamo figli di nessuno. Il tribunale di Matera avrebbe dovuto individuare un custode per le azioni e invece non lo ha fatto, passando la palla al tribunale di Arezzo, dicendo che non è di sua competenza. Se questo è lo scenario attuale e non si dovessero indicare nuove soluzioni, non vedo sinceramente come potremo uscire dal tunnel». I sindacati hanno segnalato da tempo che le responsabilità di una possibile fine di Ferrosud «partono da lontano, dalla politica nazionale a quella locale, e dai vari management avvicendati nel tempo, dallo spettro dello stesso burattinaio e per finire alla lentezza della giustizia. Nelle aule di tribunale si consumano passaggi per capire chi è la proprietà di Ferrosud, questo nodo è centrale e imprescindibile per il futuro produttivo e occupazionale dello stabilimento. Il 2019 è l’anno dei festeggiamenti nella città di Matera, ma anche l’anno in cui devono arrivare commesse per lasciare in vita l’azienda in attesa del chiarimento sugli assetti societari e il rilancio con un player internazionale del settore».

Privacy Policy Cookie Policy