Confindustria: a rischio tredicesime e stipendi indotto

«Il nostro elemento di difficoltà è così sentito, è così elevato, che con la morte nel cuore siamo costretti a dire che non siamo più in grado di garantire l'erogazione delle retribuzioni, non siamo più in grado di garantire l’erogazione delle tredicesime mensilità, non siamo in grado di garantire ai nostri collaboratori un Natale sereno».

Lo ha detto il presidente di Confindustria Taranto Vincenzo Cesareo nel corso di una conferenza stampa in cui è stato fatto il punto sulla situazione delle ditte dell’indotto Ilva, che avanzano crediti per 150 milioni di euro e registrano ritardi, a detta dell’associazione degli industriali, anche nel pagamento della gestione corrente. «L'idea per noi - ha aggiunto - di non pagare gli stipendi, di non pagare le tredicesime, è un’idea che ci addolora. Siamo molto preoccupati di questo, anche se crediamo che debbano essere trovate delle soluzioni e crediamo che il tempo per le attese sia ormai finito».

Il presidente di Confindustria ha commentato anche l’iniziativa di Regione Puglia e Comune di Taranto di impugnare il Dpcm del 29 settembre che riguarda la nuova Aia per l’Ilva. «Noi - ha osservato - non siamo favorevoli ai ricorsi al Tar, siamo consapevoli che quando si passa alle vie giudiziarie la negoziazione è fallita. E questo riteniamo non sia possibile, tollerabile e accettabile. Per cui da una parte sollecitiamo il sindaco e il presidente della Regione, a rivedere le proprie posizioni in merito al ricorso e d’altra parte sollecitiamo con forza il governo a mettere attorno a un tavolo gli attori istituzionali del territorio e portare a compimento una vicenda che ci lascia turbati e ci lascia vivere ore di angoscia».

Se gli appelli non dovessero portare i frutti sperati, Cesareo non esclude «ipotesi di disobbedienza fiscale, come il non pagare le tasse, ad esempio, fino a quando le ditte dell’appalto Ilva non avranno recuperato completamente i crediti pregressi».

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