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E lo «Yes we can» di Veltroni si trasforma in «Se po fà»

E lo «Yes we can» di Veltroni si trasforma in «Se po fà»

 

Mercoledì 06 Febbraio 2008, 19:32

02 Febbraio 2016, 19:45

Walter VeltroniROMA - Walter Veltroni annuncia che il Pd correrà da solo anche per il Senato, sottolinea l'esigenza di «girare pagina» e fa suo lo slogan di Barack Obama, aspirante alla candidatura democratica per le presidenziali Usa: «Yes, we can».

Ma dal loft del Partito Democratico al Campidoglio il passo è breve e lo «Yes We Can» che Veltroni prende in prestito da Barack Obama è arrivato già al Palazzo Senatorio. In molti tra commessi e consiglieri ironizzano sull'affinità dello slogan con il grido di gioia di Gene Wilder in Frankenstein Junior: «Sì. Si può fare!».
Alcuni consiglieri se ne vanno in giro a canticchiare il Branduardi di «Si può fare, si può fare» e dicono: «Chissà che non diventi l'inno del Partito».
Ma i più lo utilizzano al posto del più romano «Se po fa» e alla bouvette l'offerta di un caffè diventa irrimediabilmente: «Yes, we can». Fortuna di una formula ben più malleabile dell'«I care» kennediano già utilizzato da Veltroni da segretario dei Ds: «Mi prendo carico di», d'altra parte, è una formula che non si utilizza con facilità, almeno nella traduzione in italiano. Un manifesto programmatico ne era stato fatto da Don Milani che, avvedutamente, lo aveva lasciato in Inglese appeso all'entrata della scuola di Barbiana. Resiste comunque alla tentazione il romanissimo assessore all'Urbanistica Roberto Morassut: «Io preferisco il 'Se po fà', mi sento più a casa mia».
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