La storia
Gravina, pediatra in pensione a 73 anni si rimette il camice da volontario
Il dottor Fusilli collabora in pianta stabile con il servizio di igiene pubblica
«Ripensare e collaborare» erano i verbi che da giorni pressavano con insistenza la sua mente; mentre le immagini di quella lunga catena del virus che faceva fatica a interrompersi gli toglievano il sonno.
E così, in un brusco passaggio dalla tranquillità della pensione al trambusto di un ufficio in cui il telefono squilla più volte al minuto, il dottor Pietro Fusilli, 73 anni, pediatra a riposo da quattro, è tornato a indossare da volontario il camice bianco, con un senso del dovere e della professione riemerso rafforzato. Certo, le attuali mansioni sono ben lontane dalla sua vecchia vita piena di bambini, visite, diagnosi di «mostri» meno cattivi del Covid.
Racconta: «Ero ben consapevole che bisognava dare manforte alla Asl, pressata sotto un carico di lavoro che andava al di là delle risorse umane disponibili - spiega -. A metà ottobre mi sono messo in contatto con la dottoressa Grazia Fortunato, responsabile del Servizio territoriale di Igiene pubblica, e le ho comunicato la mia disponibilità. Dal giorno dopo ero al lavoro nella sede di Gravina».
Ben oltre gli orari d’ufficio: dalle 9,30 alle 13 e dalle 16 alle 20,30, sabato incluso e qualche domenica pure. Nel pieno della seconda ondata, il timore era che anche in Terra di Bari i casi registrati di Covid fossero solo un assaggio di quello che sarebbe accaduto davvero. Del resto, ogni giorno il virus ruggiva sempre più feroce. Troppe le grane da sminare in un ufficio abitato, nel vero significato del termine, da poche unità.
«Per mesi, e tuttora capita, la dottoressa Maria Antonietta Colasanto, il dottor Pino Volse, la collaboratrice professionale sanitaria Anna Goffredo e la collaboratrice amministrativa Mariafrancesca Zuccaro cominciavano dalle 7,30 e rientravano a casa non prima delle 23, compresi i fine settimana - afferma Fusilli -. L’ufficio Igiene è diventato una seconda casa per loro. Oltre alla gestione dell’emergenza, l’ufficio non ha mai interrotto le attività routinarie».
Un piccolo concentrato di efficienza, non sufficiente però a reggere quel sovraccarico. «Grazie a un granitico lavoro di squadra, con il supporto, a partire da dicembre, anche delle unità volontarie dell’associazione Micro Italia Odv - continua il pediatra che ha anche dato la disponibilità ad eseguire i vaccini -, siamo riusciti a gestire sempre più velocemente i nuovi positivi». E il computer che spesso si fa beffa dell’insipienza informatica dei diversamente giovani è diventato il suo principale strumento di lavoro.
«Collaboro nel tracciamento dei contatti stretti dei contagiati, nell’inserimento della prenotazione dei tamponi molecolari e di altri dati su software specifici. Insomma, dopo tre mesi e qualche difficoltà iniziale, ora potrei provare io a dare istruzioni a eventuali altri volontari».