La storia

Da Giovinazzo in Rai: «Ciao papà, ti spiego perché voglio diventare sacerdote»

Graziana Capurso

Il 19enne Emanuele tra i protagonisti del programma «Tu non sai chi sono io»

BARI - «Ascoltami bene, perché tu non sai chi sono io». In questa frase è racchiuso tutto il senso del nuovo programma televisivo della Rai «Tu non sai chi sono io». Ed è probabilmente contenuta tutta l’angoscia di una confessione, come quella che un figlio può temere di consegnare a un genitore. È la storia di Emanuele, 19 anni, di Giovinazzo, protagonista di uno dei 14 episodi del programma ideato e scritto da Alessandro Sortino con Arianna Ciampoli. Quattordici storie e quattordici rivelazioni fatte da un gruppo di ragazzi con storie «particolari» alle persone a cui sono più legati. Sulla piattaforma di RaiPlay, dallo scorso 14 dicembre, sono già disponibili le prime 8 storie, tra queste quella di Emanuele che confessa al padre con cui ha un rapporto difficile, il suo desiderio di farsi prete nonostante sia una scelta poco comune tra i ragazzi della sua età.

Decisione per niente condivisa dalla figura paterna che ha reagito male alla scelta del figlio, tanto da non rivolgergli più la parola. Ma questo non ha fermato Emanuele, che con il suo sorriso e la sua grande vocazione getta via la maschera e si apre completamente, raccontando al papà il suo vissuto, le sue emozioni, le fragilità e le speranze che serba nel cuore. Dai primi passi mossi a scuola, passando per le figurine di Dragon Ball collezionate durante l'infanzia, unico simbolo del rapporto col padre, fino alle liti e alle difficoltà vissute in casa che l'hanno spinto a trovare rifugio nella fede. Il 19enne le ha provate davvero tutte: si è innamorato, non disdegna la compagnia degli amici e delle amiche (che hanno cercato di «tentarlo» e di farlo desistere dai suoi intenti davanti a una birra) ma la chiamata è troppo forte.

E così Emanuele entra in seminario, nonostante i suoi non ne siano entusiasti: «Vorrei essere un prete che fa cose ordinarie in modo straordinario - confessa - e mi auguro che il giorno della mia ordinazione, mio padre possa essere lì al mio fianco a sorridermi, orgoglioso di suo figlio». È vero che non sempre i figli fanno ciò che vogliono i genitori, ma in fondo cosa c'è di male a «trasgredire» ad alcune imposizioni? A questa e a molte altre domande risponde questo nuovo format televisivo, con l'obiettivo di creare una connessione tra la cosiddetta Generazione Z, i famosi nativi digitali, e gli adulti. Sono le due facce della stessa medaglia che si confrontano in un racconto in prima persona dove per la prima volta i millennials rivelano ad un genitore (o ad altre figure di riferimento) un lato della loro vita ostentata sui social ma tenuta nascosta nel contesto familiare. Nel programma oltre a quella di Emanuele ci sono le storie che attraversano diversi vissuti e problemi degli adolescenti: dall'anoressia, al bullismo, passando dalla solitudine nonostante i milioni di amici virtuali, fino all'omosessualità.

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