letteratura
«I Formiconi», nasce la collana sulla Puglia intellettuale
L'iniziativa editoriale è diretta da Oscar Iarussi e Pasquale Martino
La fiducia nel fatto che l’azione della cultura potesse incidere in maniera determinante nei processi di cambiamento politico-sociali della metà del Novecento, in una regione, la Puglia, che già allora presentava le caratteristiche di «laboratorio» e soprattutto vantava una classe intellettuale tra le più floride del tempo. Lo teorizzò Tommaso Fiore nel suo Formiconi di Puglia – Vita e cultura in Puglia (1900-1945) pubblicato nel 1962 da Lacaita (editrice di Manduria in provincia di Taranto, specializzata in studi meridionalistici) dieci anni dopo Un popolo di formiche che apparve nella collana I libri del Tempo degli Editori Laterza.
Oggi «I Formiconi» tornano per iniziativa della casa editrice pugliese Radici Future. Riprende le parole di Tommaso Fiore infatti, il nome della nuova collana editoriale di Radici Future, diretta dal giornalista della Gazzetta, saggista e scrittore Oscar Iarussi e dal professor Pasquale Martino, che narra la capacità innovativa di uomini e donne dalla metà del secolo scorso agli anni Duemila di lasciare un’impronta significativa in Puglia e al Sud.
La presentazione ieri mattina, a Bari, nel caffè letterario «Portineria 21», con i due direttori editoriali, e Vitantonio Loprieno, vicepresidente di Radici Future, coordinati dalla giornalista Annamaria Minunno. Il primo libro della collana è Gino Giugni – Il coraggio dell’innovazione (pp. 125, euro 14), dedicato al giuslavorista di origini genovesi, che per quindici anni, dal 1960 al 1975, insegnò nell’Università di Bari e proprio negli anni baresi (era il 1969) fu eletto presidente della commissione incaricata di elaborare lo statuto dei lavoratori. Firma il volume Roberto Voza, ordinario di Diritto del Lavoro nell’Università degli Studi di Bari, dove dirige il Dipartimento di Giurisprudenza.
«I Formiconi non sono più soltanto i nativi di Puglia dei quali parlava Fiore – ha spiegato Martino -, ma anche gli adottati, come appunto Giugni, che sono arrivati nella nostra terra per lavoro o per altre ragioni, e hanno prodotto fatti rilevanti, in Puglia, al Sud, o nel resto d’Italia e all’estero. La collana quindi si può identificare come una sorta di “mappa” che attraverso percorsi individuali di donne e uomini che hanno incrociato, la Puglia segnando la storia e la cultura contemporanee. Alla ricerca di un Sud non sempre conosciuto, che ha aperto spazi e visioni di cui nessuno può più fare a meno».
Oscar Iarussi ha commentato: «Con questa nuova iniziativa editoriale si vanno a cercare, con rigore e spirito divulgativo, gli incunaboli rilevanti del ‘900 e si rinverdiscono personalità che hanno avuto una relazione provvida con il Sud e la Puglia. Il nodo essenziale è rilevare che la Puglia diventa sempre interessante e splende di luce propria nei momenti in cui è eretica. Questo è avvenuto soprattutto nella storia del Novecento. E parlando di Giugni potremmo dire che la sua eresia sta nella sua collocazione politica. Ma perché parlare oggi di queste figure? Non certo a scopo celebrativo, ma per renderle attuali e proiettarle nell’agone della postmodernità, facendone conoscere la storia ai giovani del nostro tempo». Loprieno ha evidenziato che la collana con i protagonisti di Puglia e del Sud dagli Anni Cinquanta ai giorni nostri è infatti indirizzata soprattutto ai giovani che spesso non conoscono personaggi e vicende cha hanno segnato la nostra storia recente. E un modo di avvicinare i giovani a queste iniziative è sicuramente quello di farli interagire con il progetto, ecco perché Radici Future ha voluto che il layout della collana venisse realizzato dagli studenti di un istituto professionale di Savona che hanno partecipato a un progetto della casa editrice.
È intervenuto anche l’autore del volume su Giugni, Roberto Voza che ha sottolineato come il giuslavorista concepisse «il diritto come un progetto politico vero e proprio, sovvertendo quindi l’insegnamento dogmatico del diritto stesso ed era convinto che la più grande rivoluzione del Novecento fosse da rintracciare nell’avvento dello stato sociale».
Il secondo volume de «I Formiconi» sarà dedicato a Nino Rota, raccontato dallo storico della musica moderna e contemporanea Pierfranco Moliterni, presente ieri mattina. Anche il maestro Rota, come è noto, non era pugliese, ma era nato a Milano; a Bari però fu a lungo direttore del Conservatorio «Niccolò Piccinni». Il volume Nino Rota – L’“ingenuo candore” di un musicista del Novecento sarà in libreria nei primi mesi del 2020