Legami
Puglia nel cuore, si rinnova l’amore Altamura-New York
Per la prima volta in 98 anni Mons. Ricchiuti oltreoceano per le celebrazioni della Madonna del Buoncammino
Per decenni, ogni altamurano in partenza, affidava i propri passi alla Madonna del Buoncammino, protettrice dei viaggiatori nonché patrona dei Bersaglieri. In moltissimi, sbarcati nel Nuovo Mondo, hanno continuato a mantener vivo quel profondo legame e oggi i loro eredi, riuniti nella Society di Maria Santissima del Buoncammino di New York, hanno invitato il vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, mons. Giovanni Ricchiuti a valicare l’oceano e partecipare ai festeggiamenti.
«Questa sarà la prima volta nei 98 anni di storia della Society negli Usa che un vescovo di Altamura viene in visita dagli altamurani d’America», spiega alla «Gazzetta» John Mustaro che ne è vice presidente, oltre che vicepresidente del Consiglio generale dei pugliesi nel mondo e presidente della United Pugliesi Federation americana. È stato proprio lui, il mese scorso, durante una visita privata presso la locale Curia Vescovile, a portare a mons. Ricchiuti l’invito della Società, un’Associazione nata nel 1925 come Mutuo Soccorso di altamurani e che ancora oggi agglutina amicizia, fede e tradizioni. «La festa è un evento annuale (festa campestre)- afferma Mustaro - Ogni giorno, alle 12, sarà celebrata una messa. Il 2 la messa sarà in italiano e il 3 in inglese. Ogni giorno ci sarà una processione per la Beata Madre. La festa si tiene al Buoncammino Park a North Bergen nel New Jersey e attira circa 2.000 persone».
«Se non fosse stato per il Covid ci sarei andato anche prima a trovarli, ho accettato volentieri di far visita agli altamurani di New York», dice mons. Ricchiuti appena rientrato dalla Giornata Mondiale della Gioventù Lisbona.
«In un grande parco - continua - celebrerò in italiano una messa e il giorno dopo, la domenica, dovrebbe concelebrare con me un sacerdote una messa in inglese. Ma dovrò tornare già il 4 perché il 5 c’è la Festa Patronale di Maria SS. di Costantinopoli ad Acquaviva delle Fonti».
Per l’arcivescovo biscegliese questa iniziativa «rafforza un legame che supera i decenni» e «ricorda i tempi non facili dell’emigrazione di fine 800 e primi del 1900. Io stesso porto il nome di un mio zio, un fratello di mamma, che emigrò in America agli inizi degli anni Venti e lì ho i figli dei miei cugini e un cugino». «I nostri emigrati - dice - hanno portato con loro , anche nella sofferenza del distacco dalla propria terra e affrontando tante vicissitudini, una fede cristiana legata alla devozione e l’hanno trasmessa ai figli e ai figli dei figli. Come loro hanno tenuto viva questa memoria, questa devozione, così l’incontro col vescovo di Altamura si riveste di un profondo significato di una Chiesa, di una appartenenza, che ha lasciato così profonde tracce e che questa visita non farà che rinverdire».
«Quando mi hanno invitato mi hanno detto: “eccellenza dica ai nostri figli e nipoti di venire ad Altamura per conoscere alle radici questa devozione che noi padri e nonni abbiamo consegnato loro”. Li capisco molto bene. Io so bene davvero come queste radici non muoiono mai, perché io stesso ho questa esperienza in famiglia. E anche i figli dei figli sentono questo richiamo del loro paese di origine e della lingua, del loro dialetto. Questa è una storia di una emigrazione dagli inizi difficili, anche dura, dall’accoglienza difficile all’inizio, ed è un modo anche per ringraziarli perché sono partiti, hanno portato con sé i ricordi e la sofferenza dell’abbandono del loro paese, ma ci hanno tenuto a non dimenticare mai le loro radici umane, storiche e, soprattutto, cristiane».